«L’artista Ruth Pair e le curatrici Mira Lapidot e Tamar Margalit del padiglione israeliano apriranno la mostra quando sarà raggiunto un accordo per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi». E’ questo il messaggio attualmente appeso fuori dalle porte chiuse del padiglione d’Israele alla 60/a Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. Attraverso le vetrate anteriori, l’opera video «Keening» di Ruth Patir è visibile ai passanti, mentre la mostra completa, dal titolo “(M)otherland», attende all’interno «il momento in cui i cuori potranno nuovamente aprirsi all’arte». La decisione dell’artista e delle curatrici, spiega una nota, «non è quella di cancellare se stessi o la mostra; piuttosto, hanno scelto di prendere posizione in solidarietà con le famiglie degli ostaggi» sequestrati da Hamas lo scorso 7 ottobre e «con la grande comunità israeliana che chiede un cambiamento». «Come artista ed educatore, mi oppongo fermamente al boicottaggio culturale, ma ho una notevole difficoltà a presentare un progetto che parla della vulnerabilità della vita in un momento di insondabile disprezzo per essa», afferma Patir.