40 giorni di cessate il fuoco, il possibile rilascio di migliaia di detenuti palestinesi, l’esilio dalla Striscia di tutta la leadership di Hamas e di tutti coloro che hanno preso parte all’attacco del 7 ottobre in Israele: sono le condizioni poste da Israele in cambio della liberazione degli ostaggi. I particolari sono stati confermati dal segretario di Stato Usa, Anthony Blinken, e dal ministro degli Esteri britannico, David Cameron.
Sono ore decisive quelle che precedono la risposta di Hamas. Se ne discute anche a Riad, in Arabia Saudita, al World Economic Forum. Il tutto, mentre dal Sud del Libano continuano a piovere missili su Israele: nelle ultime ore sono stati intercettati 15 lanci di missili di Hezbollah verso l’Alta Galilea, missili che fortunatamente sono caduti in aree aperte senza causare feriti.
Più si avvicina – almeno teoricamente – il momento della tregua e più l’Iran ordina ai suoi scagnozzi in Libano di intensificare i raid. «Spero che Hamas accetti questo accordo e, francamente, tutta la pressione del mondo e tutti gli occhi del mondo dovrebbero essere puntati su di loro per dire ‘accetta questo accordo'”, ha detto Cameron. L’Arabia Saudita fa sapere che le nuove intese bilaterali con gli Stati Uniti sono ‘molto vicine’ anche sul futuro governo a Gaza dopo la fine del conflitto tra Israele e Hamas.