di Giuseppe Crimaldi
Ha ragione chi pensa, ma soprattutto chi denuncia, che il fenomeno dell’antisemitismo oggi viene preso sotto gamba. Di questo passo, ci scoppierà tra le mani come una bomba ad orologeria
E invece sì che dovrebbe preoccuparci questa ondata di antisemitismo scatenata in Europa e in Nord America dal conflitto in corso tra Israele e Hamas. La guerra non è mai cosa buona, ed anzi serve a far venir su le fiamme di fuochi che malignamente covano sotto la cenere. Quello cui stiamo assistendo in queste ore non ne è che una conferma.
Attenzione a sottovalutare il nuovo antisemitismo. Il fenomeno è stato caratterizzato non solo da una virulenza probabilmente senza precedenti nei tempi moderni, ma anche dalla sua intersezionalità, come hanno fatto notare alcuni attenti analisti. Mettendo a nudo dinamiche già viste, anche se su scala minore, in tutto l’Occidente, il contesto successivo al 7 ottobre ha infatti mostrato chiaramente che forme velenose di antisemitismo esistono anche in ambienti politici tradizionalmente non considerati antisemiti. Inoltre, ha evidenziato che l’antisemitismo è spesso il denominatore comune di varie ideologie estremiste, producendo preoccupanti sinergie ideologiche.
Daniele Nahum è tra chi ha colto i rischi che stiamo correndo: «Sentendo durante le manifestazioni pro Palestina gridare in arabo ‘morte agli ebrei’ è come se si fossero risvegliati i fantasmi del passato. Io, in 41 anni di età non ho mai percepito l’antisemitismo. Ma oggi Milano è piena di scritte contro gli ebrei, ci sono le situazioni che accadono nelle Università, il voler zittire le voci ebraiche: oggi la situazione è davvero preoccupante e bisogna rispondere».
Proprio in queste ore – di fronte al ribollire di tensioni nei campus universitari degli Stati Uniti – il ministro dell’istruzione americano ha scritto alle università americane condannando i «ripugnanti» episodi di antisemitismo. In una lettera ai vertici degli atenei, Miguel Cardona si è detto «preoccupato per il forte aumento delle denunce di antisemitismo nei confronti degli studenti ebrei nei campus», e ha offerto alle università l’aiuto necessario per la «formazione, l’assistenza tecnica» e altre risorse da poter dispiegare nei campus per garantire la sicurezza.
Anche l’ultimo caso italiano, quello relativo alla cancellazione del convegno su Israele all’Università Statale di Milano, è un brutto segnale, la dimostrazione che si sta andando man mano verso un antisemitismo che al momento si manifesta in una fase più strisciante.
La storia è sempre maestra, e racconta di come dietro il “manifesto Volkisch” – un inno nero alla xenofobia – vi fossero i primi germi seminati anni prima nientemeno che da alcuni scritti del filosofo Johann Gottlieb Fichte. Ma il trionfo di questo movimento arrivò nei primi anni del ‘900, conquistando anche tanti intellettuali e ponendo le premesse allo sviluppo del Nazismo. Era, in embrione, l’inizio della grande tragedia: l’idea che considerava lo spirito ebraico come estraneo a quello germanico diffuse l’idea che gli ebrei non fossero autentici cittadini tedeschi. Teorici di antropologia razziale fornirono la base pseduo-scientifica di quel concetto. Il Partito Nazista, fondato nel 1919 da Adolf Hitler, diede infine espressione politica alle teorie del razzismo e in buona parte basò la propria popolarità proprio sulla diffusione della propaganda anti-ebraica.
Oggi il nuovo antisemitismo si traveste da antisionismo. L’odio per gli ebrei viene “schermato” dall’odio verso uno Stato ritenuto “imperialista”, “colonialista” e “di apartheid”. Praticamente, si scrive antisionismo ma si legge antisemitismo. E quello che succede in Italia e nel mondo è la dimostrazione di un fenomeno terribile e angosciante che deve preoccupare tutti. Prima che sia troppo tardi.
Mala tempora currunt, ma non meravigliamoci della rinascita dell’antisemitismo ma rallegriamoci di conoscere ora nomi e cognomi di insospettabili che ad ogni 27 gennaio si lavavano la bocca . Dal 7 ottobre scorso tutto è cambiato ed è necessario attrezzarci per l’autodifesa delle menti libere e del popolo ebraico fuori da Israele