Non sono suonati allarmi, non ci sono state intercettazioni. I due droni carichi di esplosivo lanciati da Hezbollah ieri contro il villaggio di Hurfeish, nel nord d’Israele, sono passati inosservati. Una breccia nella sicurezza costata la vita al sergente Refael Kauders, 39 anni, e il ferimento di altre nove persone. Per spargere più sangue, ha ricostruito Tsahal, i terroristi libanesi hanno fatto esplodere prima uno dei droni su un gruppo di soldati. Poi, quando sul luogo dell’attacco sono arrivate le squadre di primo soccorso, hanno colpito con il secondo.
Riservista che prestava servizio nel 5030° Battaglione della Brigata Alon come coordinatore del rabbinato militare, Kauders era figlio di Vittorio Biniamin e Tirza Kauders. Alla famiglia in queste ore il Comitato degli italiani residenti all’estero (Comites) d’Israele ha inviato un messaggio di cordoglio.
Il padre del sergente Kauders, Vittorio è parte della comunità degli italkim, gli italiani d’Israele. Cresciuto a Milano insieme ai fratelli Mirella e Bianca, sfuggì alle persecuzioni antisemite rifugiandosi con la famiglia in Svizzera nel novembre del 1943. Ad aiutarli a passare il confine fu don Franco Rimoldi, poi torturato dai nazifascisti per il suo sostegno agli ebrei perseguitati.
Finita la guerra, dopo il ritorno a Milano, i fratelli Kauders scelsero di fare l’aliyah in Israele. Qui nel 2003 un’altra tragedia ha segnato la famiglia. Era il periodo della sanguinosa seconda intifada. Bianca Kauders, insieme a decine di persone, l’11 giugno 2003 era a bordo dell’autobus 14a, che stava percorrendo le vie centrali di Gerusalemme. Nei pressi di piazza Davidka, un terrorista di Hamas travestito da ebreo religioso si fece esplodere all’interno del mezzo. Nell’attentato morirono 17 persone, tra cui Bianca, e oltre cento furono i feriti.
A distanza di 31 anni da quella tragedia, un’altra ha colpito la famiglia Kauders, con l’uccisione di Refael. «Tanta tristezza, dolori e lutti in questi mesi ci sconvolgono», ricorda il Comites nel suo messaggio di cordoglio. «L’onore ed il rispetto per i nostri caduti, ci impone di essere forti ed uniti. Verranno giorni migliori, ed anche se la strada é lunga ed in salita arriveremo alla pace ed alla serenità».
I funerali si svolgono oggi al cimitero militare di Kfar Hetzion.
d.r. (da “Moked”)