Quali potrebbero essere i target di un eventuale attacco di Israele all’Iran, in risposta alla pioggia di droni e missili? Qui di seguito le possibili opzioni.
SIRIA
In Siria si contanto circa 125 basi e postazioni dei Guardiani della rivoluzione iraniana (Pasdaran), dispiegati sin dal 2012 in qualità di “consiglieri militari” nelle aree controllate dalle forze governative di Bashar al-Assad. Le province a maggiore concentrazione militare iraniana sono Deraa (nel sud del Paese, con 37 postazioni), Damasco (22, in particolare nella periferia di Sayyidah Zainab e nel quartiere di Mazze), Aleppo (15, soprattutto nelle località sciite di Nubbul e Zahra), Deir ez-Zor (sull’Eufrate, 13) e Homs (compresa Palmira, 12).
(Bashar al Assad)
Nel 2023 ci sono stati 40 raid israeliani (contro i 28 del 2022) che hanno preso di mira basi, depositi di armi e aeroporti civili siriani usati dai Pasdaran per un totale di 297 obiettivi colpiti, compresi gli attacchi contro Hezbollah e le altre milizie filo-iraniane presenti nel Paese. Secondo il Financial Times, solo dal 7 ottobre scorso sarebbero stati uccisi in Siria 18 tra comandanti e consiglieri dei Pasdaran: 16 a Damasco, uno a Deir-Ezzor e uno a Baniyas, sulla costa.
TERRITORIO IRANIANO
Basi militari, impianti nucleari e fabbriche di armi: i siti sensibili nel mirino
Nel gennaio 2020, il presidente americano Donald Trump aveva individuato 52 bersagli iraniani da colpire «molto velocemente e molto duramente» in caso di attacco iraniano alle basi Usa in Medio Oriente. Il numero indicato dal presidente americano corrispondeva a quello dei diplomatici statunitensi sequestrati nel 1979 a Teheran dai khomeinisti. Ma è chiaro che i “siti sensibili” in Iran sono molti di più. A cominciare dai siti militari e gli impianti in cui vengono prodotti i missili e i droni Shahed usati dall’Iran nella sua offensiva di sabato, ossia Aircraft Manufacturing Industries Corporation (Hesa) e la Qods Aviation Industries (Qai).
(Teheran)
Alcuni analisti indicano i siti nucleari tra gli ipotetici bersagli chiave, anche se colpirli comportere rischi enormi. Impianti protetti o nascosti come i reattori di ricerca di Bonab, Ramsar e Teheran; quello per la produzione di acqua pesante di Arak; la centrale di Bushehr (realizzata con la cooperazione di Mosca); o la miniera d’uranio di Gachin; nonché l’impianto di conversione di Isfahan e i laboratori di arricchimento dell’uranio di Natanz, Qom e Fordow.
LIBANO
Le basi Hezbollah nel sud del paese
Non ci sono Pasdaran iraniani in Libano, ma Teheran può contare sugli effettivi militari e l’arsenale di Hezbollah. Prima di essere una forza politica ben rappresentata al Parlamento di Beirut, il Partito di Dio è infatti una superarmata milizia sciita, “la resistenza islamica in Libano”. Non dispone di basi militari facili da individuare, ma si sa che le sue cellule operano a partire dalle zone a maggioranza sciita.
Vale a dire la periferia meridionale di Beirut, dove si presume si trovi il quartiere generale di Hassan Nasrallah, il leader del gruppo; il Sud e la valle orientale della Bekaa. Tutte zone che l’esercito israeliano ha colpito ripetutamente negli ultimi sei mesi, compresi “siti dell’apparato di difesa aerea”. Il dispiegamento nel Sud dei caschi blu dell’Unifil, tra cui oltre mille soldati italiani, pone ovviamente seri rischi. Israele ritiene che Hezbollah disponga di oltre 100mila missili di diverso tipo, tra cui 65mila missili di media gittata (Fajr 5, Khaibar 1, M303, Zilzal 1), il quintuplo dei missili di cui disponeva nel corso del precedente confronto militare con Israele nel 2006.
(Fonti: Avveniire, Ansa, Agi, Kronos)
Speriamo non ce ne sarà bisogno ma in caso di attacco Iraniani temo che la reazione Israeliana sarà terribile