Palestinesi, l’incubo del vicolo cieco (2)

di Carlo Panella*

La leadership palestinese – intesa come Autorità nazionale palestinese – è tra le prime cause dei fallimenti della nascita di uno Stato palestinese.

La leadership palestinese è impegnata a dimostrare di essere tra le prime cause dei fallimenti della nascita di uno Stato palestinese. In silenzio totale per giorni dopo il pogrom del 7 ottobre, Abu Mazen ha infine preso la parola ma solo per dire il 17 ottobre che «Hamas non è il popolo palestinese», nessuna condanna della strage, nulla sull’infamia della presa degli ostaggi. Poi, settimane e settimane dopo, rare dichiarazioni contro gli attacchi israeliani a Gaza e infine una frase monca sugli ostaggi. Nel frattempo, però, di una cosa il leader palestinese si è freneticamente occupato: di restare in sella. Screditato davanti alla platea internazionale e poco amato, se non apertamente odiato, in Cisgiordania, l’anziano leader ha approfittato degli incontri d’obbligo con Antony Blinken, come con i leader europei che per obbligo protocollare si devono fermare a Ramallah unicamente per proteggere la sua traballante poltrona e quella dei suoi fidi raìs.
È palese che la Associazione nazionale palestinese che Abu Mazen guida come presidente dal 2006 è un baraccone che sa solo produrre corruzione galoppante, inefficienza amministrativa e disprezzo popolare, quindi va riformata. E Abu Mazen, caparbiamente, pretende, pur screditato come è, di guidare questo processo di riforma per garantire a sé stesso e ai suoi fedelissimi il controllo futuro del governo palestinese. In questa prospettiva, l’11 febbraio si è recato a Doha e ha incontrato l’emiro Tamim Bin Hamad al Thani, sponsor di Hamas col quale ha discusso del futuro, possibile assetto di uno Stato di Palestina condiviso con i tagliagole del 7 ottobre. Di fatto, una trattativa a distanza con Hamas che ha fatto emergere un dato politico che ha dell’incredibile.
Il capo della Associazione nazionale palestinese vuole associare il gruppo terroristico al futuro governo della Palestina pur di mantenere le sue rendite di potere. Come se la barbarie del pogrom del 7 ottobre non avesse creato una frattura insanabile.


(Mohammed Dahlan)

L’unico dirigente palestinese che si distacca con intelligenza della fase da questa miope inerzia è Mohammed Dahlan, leader di al Fatah di Gaza, nato in un campo profughi di Kahn Younis, già compagno di giochi da bambino del feroce Yaha Sinwar, oggi aspira a prendere il controllo della Anp e a guidare il dopo guerra con lo slogan: «Né Abu Mazen, né Hamas!». Molto apprezzato dai Servizi Segreti egiziani e da Abdel Fattah al Sisi e dai dirigenti degli Emirati Arabi Uniti che lo ospitano da anni, Dahlan gode anche di un eccellente rapporto di fiducia da parte della dirigenza israeliana che ne ha sperimentato la correttezza quando era a capo delle Forze di Sicurezza palestinesi prima del 2007. Purtroppo, è estremamente indicativo che sia assolutamente il solo dirigente palestinese di rilievo che ha chiaro che Hamas non solo non potrà né dovrá avere alcun ruolo di governo, ma anche che, dopo la barbarie del 7 ottobre, non potrà partecipare ad alcuna elezione.


D’altronde – di questo la miope leadership palestinese non si rende conto – nessuna istanza internazionale, men che meno gli Stati Uniti, potranno mai chiedere a Israele di accettare uno Stato palestinese nel quale Hamas abbia un qualche ruolo di governo. Né, chiunque vinca le prossime elezioni anticipate in Israele, esiste né esisterà mai un solo leader israeliano disposto ad accettare uno Stato palestinese che nasca sotto controllo, anche marginale, di Hamas. Un quadro fosco, con una leadership palestinese per l’ennesima volta avventurista e impresentabile, che non sarà semplice dipanare.

(Linkiesta)

La prima puntata è stata pubblicata il 16 agosto

One thought on “Palestinesi, l’incubo del vicolo cieco (2)

  1. Se i palestinesi versano in queste condizioni dal 1948 qualche responsabilità è certamente anche loro , se i troppi preferiscono avere martiri in famiglia per garantire queste ledership corrotte e sanguinarie poco ci si può fare . meglio fare accordi con i clan familiari territorio per territorio in modo possano percepire loro l’enorme flusso di denaro che arriva lì

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