Israele e mondo arabo, l’amore per gli animali fa la differenza

La normativa ebraica prescrive la misericordia e il rispetto per gli animali e i loro sentimenti. Perché i pets di casa (ma anche mucche, galline, vitelli, asini…) provano emozioni e hanno molto da insegnarci.
Tale e quale al mondo arabo, dove i canii – per esempio – sono considerati “impuri”, esseri immondi. Il triste paradigma islamico che segna un confine invalicabile tra il mondo civile e loro sta anche in questo: per noi il cane è l’amico dell’uomo per eccellenza; per i musulmani (grazie al cielo non tutti, ma una stragrande maggioranza, e sicuramente per gli integralisti, jihadisti in testa) e secondo i dettami della loro religione il cane è un animale impuro che non deve entrare in contatto con le persone. La sharia cioè la spiegazione che hanno dato del Corano (e non il Corano) dice che «colui che possiede un cane, a meno che non sia riservato alla caccia, alla guardia delle pecore o delle terre, vede la sua ricompensa [ultraterrena] diminuire ogni giorno di un qirat (antica misura araba di peso dei metalli); quindi per la Sharia possedere o avere un cane in casa equivale a commettere peccato.
Torniamo all’ebraismo. Nei sacri scritti si dice che gli animali, e non solo gli esseri umani, hanno dei sentimenti e per questo devono essere trattati bene. Oggi in Israele sempre più famiglie adottano un animale: che sia un gatto, un cane, un pappagallino o i pesci rossi. Secondo il Registro Nazionale dei Cani dei Ministro dell’Agricoltura israeliano, ce ne sono quasi 400.000 sul territorio nazionale. Animali da compagnia, certo, ma anche impiegati in attività socialmente utili. Niente di strano, se Israele non fosse il primo Paese al mondo ad utilizzare da tempo cani-guida per i malati di Alzheimer.
Visti i benefici offerti dal “migliore amico” dell’uomo, sono state pensate delle iniziative anche bizzarre apposta per lui, “per il suo benessere”: a cominciare da un canale TV via cavo per cani, che ha preso avvio il 15 gennaio scorso, a seguito di un riuscito esperimento durato 6 mesi a San Diego, in California. E’ stato persino creato un resort, la “Terra del Cane” (Kelev Land) per il “migliore amico dell’uomo”: ci hanno pensato l’addestratore cinofilo David Sidman ed il suo collaboratore Shmuel Edelblum.

(Una piscina per soli cani in Israele)

Ci sono già “hotel per cani” nel mondo, ma qui Fido può fare esercizio fisico, correre e nuotare (fa bene anche alla sua pelle ed apprende le tecniche di salvataggio in acqua); qui i cani possono imparare, divertirsi “e tornare a casa felici e stanchi”, secondo quanto ha spiegato Sidman ad Israel21channel che l’ha intervistato. Per maggiori informazioni leggete un ottimo articolo firmato da Alessandra Boga su https://www.ebraismoedintorni.it/attualita/curiosita/20130207/israele-un-amore-sofisticato-per-i-cani.html


Due modi di vedere (e uno solo di amare). Da un lato una cultura e dall’altro la barbarie di una incultura per gli animali tutti. Ma anche gli animali sono vittime innocenti delle guerre. A cominciare dai gatti che sopravvivono miracolosamente nelle cittadine evacuate del Nord di Israele, dove da mesi piovono i razzi di Hezbollah. Non hanno più cibo, e sono destinati a una fine terribile. Tornando ai cani, a Gaza negli anni scorsi sono state documentate anche con filmati le atrocità dei miliziani di Hamas e di molti civili che andavano a caccia delle povere bestiole senza padrone, nottetempo, massacrandole a colpi di kalashnikov. Per essere onesti, nella Striscia opera però anche un’organizzazione che si occupa di curare gli animali rimasti senza padrone dopo l’inizio del conflitto: Il Sulala Animal Rescue, l’unico rifugio per randagi del territorio. Anche Strays of Gaza, che cura gli animali feriti, resiste: «Abbiamo dovuto lasciare le nostre case, ma abbiamo portato con noi i nostri gatti». Ma sono due eccezioni, due gocce nel mare della malvagità nutrita verso gli animali in generale (basta guardare come vengono sfruttati, fino allo sfinimento mortale, i poveri asinelli costretti – ed accadeva anche in tempo di pace – a trascinare carrette caricate con quintali di merci). Per non parlare dei muli caricati di esplosivo e fatti esplodere durante alcuni attentati contro i civili israeliani.
A Tel Aviv, a Haifa, Ashkelon e in tutte le città israeliane (un po’ meno a Gerusalemme, a dire il vero) per le strade vi imbatterete in giovani che fanno jogging sul lungomare con il loro cane che li seguono passo passo; vedrete agli angoli delle strade ciotoline sempre piene d’acqua per il ristoro dei randagi, e parchi attrezzati per far scorrazzare i “pets” domestici e non. Scene che mai troverete a Damasco, a Teheran, al Cairo o a Ryad. Questioni di stili di vita che pure la dicono lunga, e che fanno – fortunatamente per noi – la differenza col mondo arabo.

5 thoughts on “Israele e mondo arabo, l’amore per gli animali fa la differenza

  1. A Shabbath anche gli animali da lavoro riposano e il rispetto per gli animali si ritrova in varie prescrizioni: “ un uomo
    Non deve mangiare il proprio pasto senza prima aver dato da mangiare alle bestie “ ( T. Berakhot 40 a ) E anche : “ non è permesso ad alcuni di acquistare un animale senza aver predisposto per il suo sostentamento . “ ( T. Jebabith 14 d

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