Editoriale di Giuseppe Crimaldi*
Con due guerre aperte in corso (e svariate altre, meno visibili ma ugualmente drammatiche in tutto il mondo), l’Onu dimostra la sua completa insipienza. Nata con lo scopo di mantenere la pace e la sicurezza internazionale; sviluppare relazioni amichevoli tra le Nazioni; promuovere migliori condizioni di vita, il progresso sociale e la tutela dei diritti umani, ha oggi autocertificato il proprio fallimento. Al Palazzo di Vetro di New York resta in piedi un grande baraccone di diplomatici, attaché e sfaccendati vari che compongono il (costosissimo) simulacro della sfacciataggine e parzialità.
Da tempo ci siamo iscritti al partito di chi chiede una sua rifondazione, a condizioni molto precise: che di una Nuova Società delle Nazioni facciano parte solo gli Stati democratici e civili, e che ne restino fuori i paesi farabutti, a cominciare da quelli che della teocrazia (qualunque teocrazia, a cominciare da quella islamica) che mina il futuro delle prossime generazioni. Un organismo sovranazionale, insomma, che abbia una visione nuova, laica, obiettiva e veramente rispettosa del diritto internazionale.
Assistiamo invece a un degradante immobilismo generale. Mentre Israele e l’Ucraina difendono il proprio diritto ad esistere, l’accerchiamento mediatico, politico, accademico contro i valori occidentali e illuministici erode il buonsenso e ribalta le posizioni. E mentre non ci sarebbe altro tempo da perdere, si temporeggia: aspettando il risultato delle prossime elezioni americane, quasi che la liturgia elettorale a stelle e strisce rivelasse salvifici e luminosi orizzonti; o dando ancora credito al palleggiamento indegno e tribale dei paesi arabi che farebbero da “mediatori” tra i tagliagole di Hamas e uno Stato di diritto al quale con il sangue del 7 ottobre è stata consegnata la più cruenta delle dichiarazioni di guerra da parte di un’accolita di criminali. I palestinesi sono e restano le prime vittime di chi li governa, e questo deve essere chiaro. Tra questi “mediatori” c’è il Qatar, principale finanziatore del terrorismo islamico.
E invece si temporeggia. Aspettando magari un Armageddon, con l’Iran che sferri il suo attacco, accompagnato da quello dei suoi burattini: Hezbollah e Houthi. Intanto si continua a morire, sotto ogni latitudine, e pare che ci stia tutti quasi assuefacendo a quest’idea mortifera, quasi si trattasse di una conseguenza della ineluttabilità del fato. Eutanasia della pace.
*Direttore, responsabile nazionale della Comunicazione della Federazione Italia-Israele
Una riflessione molto chiara che potrebbe essere ripresa anche da qualche quotidiano nazionale. Un articolo molto utile da tenere presente. Grazie direttore Crimaldi