Guai, adesso, a rinunciare alla nostra etica

Opinione di Daniele Coppin*

È difficile in questo periodo e, ancor più dopo l’assassinio dei sei ostaggi, essere lucidi.
Ma cosa significa essere lucidi in questo momento?

Significa non lasciarsi condizionare da quanto accaduto tre giorni fa e sostenere il prosieguo del conflitto fino alla distruzione completa di Hamas? (anche se sappiamo già che questo obiettivo è estremamente difficile se non impossibile, allo stato attuale, da raggiungere).

Oppure essere lucidi significa concentrarsi sulla liberazione degli ostaggi e la restituzione delle salme di coloro che sono deceduti, essendo consapevoli del fatto che il risultato militare ottenuto finora è il massimo che si può ottenere?
È molto difficile comprendere quale sia la linea più efficace da seguire.
La manifestazione di domenica e lo sciopero di ieri sono necessari o si potevano anche evitare?
È giusto, anche da parte di chi critica Netanyahu per il suo atteggiamento e per il suo governo, continuare a sostenere che – fintanto che c’è la guerra – non si possono chiedere le dimissioni del primo ministro ,oppure è giunto il momento di prendere atto del fatto che le priorità di Bibi sono diverse dalla liberazione degli ostaggi e forse più personali?
Non so che cosa rispondere a questi interrogativi. Però una cosa credo di saperla: non cedere ai nostri nemici (e dico nostri sia perché odiano tutti gli Ebrei sia perché sono nemici dei valori di democrazia e di libertà tipicamente occidentali) significa anche non rinunciare alla nostra etica, non perdere la nostra identità.
Amalek voleva distruggere fisicamente il popolo ebraico mentre Balak voleva distruggerne l’identità. Entrambi sono stati un pericolo per gli Ebrei.
Quindi difendiamoci da Amalek, ovunque ci troviamo, ma difendiamoci anche da Balak perché il popolo ebraico non deve né scomparire né somigliare ai suoi nemici.

*Associazione Italia-Israele dii Napoli e Consigliere della Comunità Ebraica di Napoli

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