Il Libano a un passo dal baratro

di Giuseppe Crimaldi*

Trascinato dalla follia sciita, il Libano si ritrova a un passo dal baratro. Esperti analisti militari concordano che l’ammasso di truppe al confine nord di Israele è il preludio ad un attacco dello Stato Ebraico contro il Paese dei cedri, un tempo la Svizzera del medio Oriente poi trasformatosi, per una serie di sciagurate concause, in terra di conquista dell’Iran. Nel silenzio generale si è consumato l’ultimo atto di un dramma le cui conseguenze – oggi – sono l’inevitabilità di una nuova guerra con Israele. E così oggi sono i nuovi lanzichenecchi di Teheran a comandare.

Ci sono tante, troppe responsabilità di fronte a questo crollo della fragile democrazia. Nessuna nazione, nessuna cancelleria mondiale, né l’Onu né l’Unione Europea (e tantomeno alcun tribunale penale internazionale) ha mosso un muscolo di fronte alla progressiva e pervasiva infiltrazione degli orridi clerici dal turbante nero. Le carni di un Paese già dilaniato da una lunga guerra civile sono state penetrate dalle milizie di Hezbollah, condannando i libanesi al più buio dei futuri immaginabili. Invece di coagularsi intorno ad un progetto di rinascita morale e di ricostruzione materiale dalle macerie, il Libano ha mollemente ceduto su tutti i fronti subendo passivamente questo processo di colonizzazione sciita, avvenuto – il che suona ancor più grave – sotto gli occhi distratti dei soldati dell’Unifil, leggi Onu.

L’esplosione di un deposito di armamenti al porto di Beirut, nel 2020 EPA/NABIL MOUNZER

Ma il suicidio del Paese dei cedri ha radici e responsabilità antiche. Con la società civile sempre più schierata contro governi e una classe politica corrotta e settaria, lo specchietto per le allodole mosso da Teheran ha attratto sempre più le masse verso il Partito di Dio. Un copione già visto: perché quando lo scollamento tra la società civile e la classe politica che dovrebbe rappresentarla diventa un abisso, allora le speranze e i margini di un riequilibrio diventano minimi. E così, dietro le quinte di questa insipienza governativa libanese che ha trascinato l’economia al tracollo, l’Iran ha manovrato il caos.

Ci dovremmo chiedere dove siano finite le componenti cristiane e sunnite del Libano. Bella domanda. Neutralizzate, assorbite e ridotte all’impotenza da Hezbollah, che ormai la fa da padrona. Non ci si meravigli allora se il Libano ha fatto la stessa fine della Siria, dell’Iraq, dello Yemen e di Gaza: trasformandosi nel campo di battaglia di uno scontro per procura tra Iran da una parte e Arabia Saudita, Israele, Emirati e Stati Uniti dall’altra, con la Russia che riesce ad essere amica sia dell’Iran che di Israele e la Turchia di Erdogan, Paese Nato, che si trasforma in un’altra scheggia impazzita capace di minacciare Israele.

(Il parlamento libanese)

Se il Libano sprofonderà nel baratro infernale di una guerra contro Israele dovrà accollarsi tutte le responsabilità delle sue scelte. I libanesi hanno preferito abbeverarsi ai pozzi avvelenati dall’Iran. I governi che si sono succeduti negli ultimi vent’anni sono stati deboli e inetti. Da domani ogni ipotetico scenario di guerra contro Israele potrebbe concretizzarsi per il Libano in un esiziale de profundis. Bene che vada – con la vittoria d’Israele e l’annientamento di Hezbollah – si dovrà per l’ennesima volta ricostruire il Paese; male che vada, le donne libanesi (un tempo tra le più libere e occidentali del medio Oriente) inizieranno a indossare velo e hijab.

*Direttore

2 thoughts on “Il Libano a un passo dal baratro

  1. ottimo articolo, chiaro e preciso, su una situazione disastrosa per tanti libanesi e che porterà dolore e lutti a tutti

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