di Eugenio Fusignani*
L’ottantesimo anniversario delle leggi razziali del 1938 che ricorre oggi, rappresenta una ferita ancora aperta nella storia italiana. Il regime fascista, guidato da Benito Mussolini, introdusse quelle leggi ispirandosi alle ideologie razziste del nazismo, privando gli ebrei italiani dei diritti civili, lavorativi e umani.
L’adozione delle leggi razziali fu un atto profondamente disumano e opportunistico, un’ulteriore indelebile macchia sul fascismo, che dimostra come il regime non fosse solo dedito all’autoritarismo, ma anche alla persecuzione di innocenti sulla base di teorie pseudoscientifiche. L’Italia, fino ad allora meno toccata dal razzismo esplicito, si piegò all’antisemitismo per rafforzare l’alleanza con la Germania nazista.
Quelle leggi non furono solo un tradimento della comunità ebraica, ma dell’intero popolo italiano e dei valori di umanità e giustizia che sono patrimonio indiscusso delle nostre genti. Negli anni successivi, la complicità del regime con le deportazioni naziste condusse migliaia di cittadini italiani verso una fine tragica nei campi di concentramento. Un crimine che non può essere dimenticato, e che ci ricorda il pericolo delle ideologie razziste e totalitarie.
In questo contesto, non si può ignorare il ruolo di figure di spicco del fascismo, come Giorgio Almirante, che all’epoca sostenne attivamente la propaganda razzista. Almirante, futuro fondatore del Movimento Sociale Italiano, fu redattore della rivista “La Difesa della Razza”, uno strumento cruciale per diffondere l’ideologia antisemita del regime. Il suo coinvolgimento nelle campagne razziste dell’epoca è un capitolo buio della sua vita politica, che molti tentano di dimenticare o ridimensionare.
Oggi, questo anniversario non può essere solo un momento di riflessione storica, ma deve anche essere un monito per i nostri tempi. In Italia e in Europa, si avvertono segnali preoccupanti di rigurgiti di antisemitismo e xenofobia. Ancora più inquietante è che questi rigurgiti spesso vengono trattati con imbarazzante silenzio anche da parte di alcuni partiti di governo, incapaci o riluttanti a prendere una posizione chiara contro tali derive. Movimenti estremisti cercano di riscrivere la storia, minimizzando le atrocità del passato o riportando in auge retoriche di odio.
Non tutti i partiti, però, restano in silenzio. Il Partito Repubblicano Italiano è da sempre sensibile a questi temi, vicino alla comunità ebraica e tra i principali sostenitori del diritto all’esistenza dello Stato di Israele.
Oggi, noi eredi della tradizione repubblicana, da Giuseppe Mazzini a Ugo La Malfa, continuano a difendere questi valori. Lo stesso La Malfa ripeteva con fermezza che “la difesa dei valori dell’Occidente e dell’Europa inizia dalla difesa delle mura di Gerusalemme”. Un motto che racchiude un impegno concreto per la protezione di quei principi democratici e di libertà che rappresentano le fondamenta della civiltà occidentale, e che richiede una risposta chiara contro qualsiasi rigurgito di antisemitismo.
Quella risposta che il PRI non farà mai mancare, come non lo ha mai fatto in tutti questi 129 di vita che per l’Italia non rappresentano solo una presenza politica ma un vero e proprio impegno di cultura del Dovere a difesa dei valori universali di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza.
*giornalista de “La Voce Repubblicana”