FINI: “STARE CON ISRAELE, UN DOVERE MORALE”

Intervista a Italia Israele Today dell’ex ministro degli Esteri: “L’odio antisemita alimentato da troppi cattivi maestri. Mi spaventa il clima della caccia all’ebreo”

di Giuseppe Crimaldi

“Stamattina al Tempio di Roma indosserò la kippah che mi fu donata allo Yad Vashem nel 2003. All’epoca ero vicepresidente del Consiglio dei ministri, ma io questa kippah l’ho conservata gelosamente per quel che rappresenta: e oggi, per ricordare la tragedia del 7 ottobre, tornerò a metterla perché credo sia un gesto di grande valore simbolico”. Era il 24 novembre di 21 anni fa quando Gianfranco Fini sparigliò con quel passato scomodo del fascismo, affrancandosi con un gesto limpido e franco anche dal pensiero comune che essere di destra equivaleva a essere nostalgici del Ventennio. Quella visita in Israele, quella tappa al Museo dell’Olocausto, fu un gesto politico importantissimo, rappresentando il momento di svolta per Alleanza Nazionale.
Da quella visita a Gerusalemme è trascorso quasi un quarto di secolo: ma Fini – ex presidente di Alleanza Nazionale, ex presidente della Camera dei Deputati ed ex ministro degli Esteri – resta oggi, mentre tutt’intorno c’è chi si sbraccia a fare distinguo e questioni di lana caprina, un sincero sostenitore di Israele e del mondo ebraico. Senza se e senza ma. Non solo. Nonostante abbia deciso di abbandonare la politica attiva, resta un raffinato analista degli scenari politici nazionali e internazionali. E in questa intervista esclusiva a “Italia Israele Today” spiega le ragioni di questo suo granitico convincimento.

(Gerusalemme, 2003: Gianfranco Fini al Memoriale dello Yad Vashem)

In queste ultime ore (e non solo) abbiamo assistito, alla vigilia del 7 ottobre, a manifestazioni sfociate anche nella violenza in nome del diritto ad avere una patria dei palestinesi. Ha visto le scene degli scontri di sabato a Roma?
“Tra quelli che si sono resi protagonisti della protesta sfociata in violenza contro le forze dell’ordine c’erano anche i soliti professionisti della violenza. Per loro ogni occasione è buona per infiltrarsi e creare problemi: dai centri sociali alla cosiddetta galassia antagonista. L’occasione era ghiotta, si prestava ai loro obiettivi, e quindi francamente non mi meraviglio più di tanto. Ho visto sfilare striscioni odiosi, e anche in quest’occasione tanti hanno chiuso gli occhi fingendo di non vederli”.

A che cosa si riferisce?
“All’accusa ripetuta – quanto infame – di chi alimenta un antisemitismo che fa inorridire”.

Molti di quei manifestanti erano ragazzi, forse anche studenti.
“I ragazzi sanno poco o niente della storia, altri invece sono in malafede. Senza contare i cattivi maestri: ce ne sono ancora tanti anche da noi in Italia…”.

Chi sono i cattivi maestri?
“C’è un numero consistente di docenti di ogni ordine e grado, anche universitari, che continuano a inculcare il concetto che Israele sia uno Stato guerrafondaio e violento. Professori che dal primo momento, dopo il pogrom del 7 ottobre, hanno sostenuto impunemente che Israele non avrebbe dovuto reagire in quel modo. E quando certi insegnamenti vengono inculcati da una cattedra, per tanti studenti diventano – erroneamente -verità inconfutabile”.

Lei poco fa diceva che su Israele, sulla sua storia e più in generale sulle vicende mediorientali persiste un’ignoranza profonda.
“C’è un’ignoranza abissale sulla storia dell’intero Medio Oriente. Pochi sanno, per esempio, che lo Stato di Palestina sarebbe dovuto nascere nel 1948, contestualmente a quello israeliano, come previsto dalla risoluzione adottata . Se ciò non è accaduto è perché il giorno dopo aver dichiarato la propria nascita, lo Stato d’Israele si vide attaccata e invasa dai suoi “vicini” arabi: Egitto, Giordania, Siria, Libano e Iraq l’invasero costringendo Israele a difendere la sovranità che aveva riguadagnato. Questo viene taciuto, e credo anzi ignorato, da chi sostiene la causa palestinese”.

Settantasei anni di guerre, tensioni, incomprensioni. E oggi ci siamo ritrovati davanti alla minaccia dei tagliagole di Hamas.
“Hamas è un’organizzazione terroristica, che tuttavia si è anche strutturata in questi ultimi anni come un’organizzazione di governo. E gli sviluppi recentissimi dimostrano come cerchi di posizionarsi sotto l’ombrello dell’Iran. Ma c’è qualcosa di interessante, a tale proposito, da dire”.

Che cosa?
“Gli appelli che lancia Teheran all’unità dei popoli islamici contro Israele, che gli ayatollah vogliono letteralmente cancellare dalla cartina geografica, stanno cadendo nel vuoto. Il motivo? Se anche la Palestina entrasse nella sfera iraniana, la cosa non la digerirebbero gli stessi Stati arabi, a cominciare da Egitto e Giordania”.

Tornando alle ultime ore, il presidente francese Macron si è spinto a dire che a Israele non vanno più forniti sostegni militari. Che cosa ne pensa?
“Macron non finisce mai di stupire pur di rimanere a galla: pur di restare cioè al centro dell’attenzione internazionale. Non è nuovo a simili uscite. Poi però, francamente, non ho capito se questi suoi atteggiamenti facciano parte di una strategia – come quando sosteneva che prima si impone una tregua e poi si fa la pace – o se rientrino nella categoria dei proclami a vuoto. Macron dovrebbe sapere bene invece che la pace non si costruisce con le chiacchiere”.

Capitolo Libano e missione Unifil: anche qui la confusione regna sovrana. Dopo tanti anni di presenza del contingente italiano nel Sud del Paese dei cedri Hezbollah è riuscita ad armarsi e a disporre di un arsenale potente. In barba alla presenza dei caschi blu dell’Onu. A proposito, qual è il suo giudizio sulle Nazioni Unite, che Netanyahu nel suo discorso a New York ha accusato di essere una “palude antisemita”?
“L’Onu è un organismo valido ormai solo sulla carta. Nella realtà non ha alcun peso. Lo si è visto anche rispetto all’aggressione russa dell’Ucraina. Lo stesso vale oggi per Israele. Peggio mi sento se penso all’Unione Europea, che è addirittura un passo indietro rispetto alle migliori aspettative: l’UE ha un Alto Rappresentante agli Esteri ma sa benissimo che la politica estera la fanno le cancellerie dei singoli Paesi membri. E lo stesso vale per la difesa comune”.

Torniamo all’Italia. Presidente, che cosa la preoccupa di più in questo momento?
“Al netto di quello che sta succedendo in medio Oriente, temo quello che sta succedendo in Italia e in Europa”.

A che cosa si riferisce?
“Sembra essere tornato un clima cupo. Mi preoccupano certi segnali lividi, quelli che stanno portando ad una nuova vera e propria caccia all’ebreo. In Francia la situazione è drammatica, in Italia questa cappa mefitica deve costringere tutti ad aprire gli occhi. Quando si arriva al punto di scrivere su un manifesto “Segre agente del sionismo”, allora siamo davanti a un’infamia intollerabile. Vuol dire che si è perso il senso della ragione. Purtroppo registro invece che la campagna contro l’ebraismo è ormai in atto anche nel nostro Paese”.

Che cosa direbbe a chi contesta Israele?
“Direi loro che Israele resta l’unico presidio di democrazia in un angolo di mondo dove si convive solo con i totalitarismi e le teocrazie. Ricorderei loro che un Paese nel quale sfilano centomila persone per contestare una riforma del governo rappresenta un baluardo di libertà e democrazia, e dunque uno Stato di diritto. Ma, soprattutto, spiegherei poi che Israele ha una tempra morale che è la conseguenza e della dimostrazione naturale di una forza che prevale persino su quella militare, del Mossad e dei servizi segreti. Israele è una comunità che sa stringersi sulla propria identità. Da questo punto di vista come si fa a non sottoscrivere, sillaba per sillaba, le parole di Netanyahu quando afferma che “lottiamo per la nostra sopravvivenza”? Ecco, questa frase racchiude tutta la verità su Israele”.

2 thoughts on “FINI: “STARE CON ISRAELE, UN DOVERE MORALE”

  1. La storia pluri-secolare esistenziale degli Ebrei è esemplare, forse unicum : la schiavitù-le guerre ,la diaspora-le persecuzioni- lo sterminio nazista ( SHOAH) e il ritorno a Eretz Yisrael ( Israele ) .ecc, rimane indelebile nella testa per sempre. Non voglio negare la storia di altri popoli. Gli Ebrei non sono stati mai e mai difesi da nessuno nel passato remoto .! Ora in terra di Israele, gli Israeliani b hanno la Consapevolezza cosciente che la loro Esistenza, Difesa e Sicurezza sono Solo Prorogative -resposabiltà loro , non spetta nessuno altro a prendere o imporre tale Decisione . La vita di ogni singola persona è sacra tale da obbligare tutti noi essere umani a RAGIONARE per la COESISTENZA PAFCIFICA , UNICA SOLUZIONE DURATURA . IMPERATIVA .

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