Le promesse mancate dei (distratti) caschi blu

Nata nel 1978 con la risoluzione 42 delle Nazioni Unite, la missione dell’Unifil in Libano è stata poi rinnovata più volte, l’ultima nel 2006. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha approvato la risoluzione 1701 che chiedeva la “cessazione immediata da parte di Hezbollah di tutti gli attacchi” e la “cessazione immediata da parte di Israele di tutte le operazioni militari offensive” in Libano. Il provvedimento ha ampliato i compiti dei peacekeeper. Tra questi: monitorare sulla permanente cessazione degli scontri tra Israele ed Hezbollah (inatteso), accompagnare e sostenere le forze armate libanesi nel loro rischieramento nel sud del Paese (inatteso), estendere la propria assistenza per aiutare ad assicurare un corridoio umanitario alla popolazione civile nonché garantire il rispetto della Linea Blu, frontiera lunga 120 km delimitata dal fiume Litani a nord e dalle Alture del Golan (inatteso).

In tutti questi anni l’Unifil h colpevolmente consentito a Hezbollah di superare la “blue line” voluta per prevenire la ripresa delle ostilità, mantenendo tra quella linea e il fiume Litani una area cuscinetto libera da personale armato. Invece in questi spazi, negli anni, Hezbollah ci è arrivata eccome, facendo marameo ai caschi blu che non potevano non aver visto e non sapere; e consentendo criminalmente ai terroristi di scaricare, nell’ultimo anno, 9000 – dico: novemila – razzi sulla popolazione civile israeliana.

Ma c’è di più. Presto potrebbero arrivare prove clamorose che inchioderebbero – ove confermate – pesanti responsabilità dell’Unifil in Libano. Perché nel sottosauolo, e non lontano dalle caserme dei caschi blu si scoprirà che….

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