L’ultima lettera di un ragazzo di Tsahal

Ecco la potente lettera lasciataci da Navé Yair Assouline, 21 anni, caduto in combattimento a Gaza questa settimana. Un ringraziamento particolare a Alberto Di Capua

(AP Photo/Sebastian Scheiner)


Spero di bruciare queste pagine alla fine della guerra, ma se devono essere usate, che sia per sempre. Se stai leggendo questo, probabilmente è successo il peggio, ma per favore sappilo, dal profondo del mio cuore , che sono orgoglioso di ciò che ho fatto e non me ne pento per un momento.
Considero un grande privilegio continuare il cammino dei nostri antenati nella Terra d’Israele, lottare per questa terra e renderle giustizia. Lottare per i nostri fratelli ebrei massacrati per la loro semplice appartenenza al popolo ebraico. Non lasciarti sopraffare dalla tristezza di quanto accaduto perché io mi trovo in un posto migliore, continuando a vegliare su di te da lassù, dove non c’è più alcun pericolo e da dove posso meglio servirvi.


Ho una richiesta per tutti i miei cari, la mia famiglia, i miei amici e tutto il popolo di Israele: siate gentili gli uni con gli altri, amatevi di più, siate più solidali, più pazienti, diventate persone migliori per voi stessi e verso coloro che vi circondano.
Forse tutta questa tragedia avrebbe potuto essere evitata se non fosse stato per le divisioni che hanno dilaniato il nostro popolo. Non dimentichiamo che è stato l’odio gratuito a causare la distruzione del Tempio e della nostra Nazione, condannandoci a 2000 lunghi anni di esilio, e non appena siamo tornati nella nostra terra, questo stesso odio gratuito è riemerso, accompagnato da questa terribile tragedia che abbiamo sperimentato.
Continua a vivere! Anche se non sono più fisicamente tra voi, rimango al vostro fianco e vi osservo, presente ovunque, anche durante gli eventi futuri, ci sarò, ve lo prometto. Sorridi, ridi, ama e goditi ogni momento perché si vive solo una volta: non è un cliché, è la pura verità.
Se uno deve morire, che sia per la Terra d’Israele, è il privilegio più grande e il comandamento più grande che un essere umano, e soprattutto un ebreo, può compiere. Come dicono i nostri saggi: “Colui che salva una vita di Israele è come se salvasse un mondo intero”. Così sono partito per proteggere e salvare la mia gente.

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