di Giuseppe Crimaldi

La giudeofobia, passione della destra, è passata a sinistra.
In Francia c’è un omino piccolo piccolo che sputa veleno e diventa idrofobo ogni volta che sente parlare di ebrei e di Israele. Il suo nome è Jean Luc Mélenchon: un barricadero di falce e martello, un terzomondista che difende i delinquenti delle banlieue, odia gli ebrei e gli viene un attacco d’orticaria se solo gli nominano Bibi Netanyahu.
Il capofila della “France Insoumise” è anche un grande ipocrita: e come tutti gli ipocriti è capace di ribaltare la realtà a proprio uso e consumo. Sentite cosa ha detto commentando le parole del ministro degli Esteri francese. “Non siamo un rifugio per criminali”, ha detto deplorando l’immunità di cui godrebbe il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu in Francia, nonostante un mandato di arresto della Corte penale internazionale.

(Mélenchon)

“Se c’è un governo ribelle in questo Paese, i criminali di guerra, i criminali di genocidio saranno arrestati non appena metteranno piede sul nostro suolo”, ha dichiarato durante un incontro pubblico a Parigi. Il ministero degli Esteri francese ha annunciato mercoledì in un comunicato stampa che il primo ministro israeliano beneficerà in Francia delle «immunità degli Stati non membri della Cpi», come nel caso di Israele, previste dal diritto internazionale.
Ipocrita, antisemita, antisionista e strabico. Delle due l’una: o l’omino della falce e martello d’oltralpe ha perso la memoria, o è un gran bugiardo nel momento in cui finge di ignorare la lunga lista di criminali veri – quelli da cento carati – ai quali la sua Francia ha regalato impunità e protezioni. Ha fatto più danni la dottrina Mitterrand che la Guerra dei Cent’anni. Da Tony Negri a Giorgio Pietrostefani, da Marina Petrella a Giovanni Alimonti, e poi ancora Roberta Cappelli, Sergio Tornaghi e moltissimi altri, molti dei quali condannati all’ergastolo per terrorismo: tutti rifugiati, protetti e coccolati in Francia.


Ma se questo è valso per un esercito di sanguinari di estrema destra ed estrema sinistra, per i killer della P38 che hanno versato fiumi di sangue di innocenti nel nostro paese, ebbene questo principio per Mèlanchon, l’omino piccolo piccolo, non si deve applicare per il capo di governo di una nazione che lo ha scelto con elezioni democratiche. Soprattutto quando è un israeliano.
Mélenchon è un pericolo per Israele, una minaccia per gli ebrei francesi. Ricordate il clamoroso gesto di Serge Klarsfeld, ebreo famosissimo in Francia per la sua attività di cacciatore di nazisti? Alle ultime elezioni dichiarò che al primo turno avrebbe votato, come ha sempre fatto, per “Renaissance”, il partito centrista di Emmanuel Macron; ma che al secondo turno avrebbe scelto il “Rassemblement National” di Marine Le Pen. La ragione di questa dichiarazione che ha sconvolto molti fu netta: «L’asse della mia vita è la difesa della memoria ebraica, la difesa degli ebrei perseguitati, la difesa di Israele, valori incompatibili con un’estrema sinistra che è sotto l’influenza di La France Insoumise, con accenni di antisemitismo e violento antisionismo». Difficile dargli torto.

2 thoughts on “Melenchon, Netanyahu e la memoria corta

  1. Dal 7/10/23 abbiamo per lo meno chiaro chi sono i collaborazionisti del progetto sterminio 2.0 promosso dal Iran dei preti fascisti sciiti. E la figlia di fico del 27 gennaio non serve più a nasconderli

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