Medio Oriente sempre più in fiamme. La Siria sull’orlo di una nuova guerra: jJihadisti e gruppi armati alleati contro il regime di Bashar al Assad hanno raggiunto il centro di Aleppo, nel nordovest del Paese, dopo intensi combattimenti con l’esercito di Damasco. Lo riferisce l’agenzia di stampa turca Anadolu citando proprie fonti. Anche l’emittente al-Jazeera ha confermato l’avanzata dei miliziani. Sui social media sono state diffuse le immagini dell’ingresso degli insorti nel centro della città.
Aleppo sta per cadere nelle mani del Jihad islamico. L’esercito siriano ha accusato i jihadisti e gli alleati dell’opposizione armata contro Assad di utilizzare armi pesanti, droni e combattenti stranieri nello scontro contro i militari. Intanto cittadini di Aleppo contattati dalla Dpa si sono detti ”molto preoccupati”.
E adesso che succede? Quali sono le prospettive di un nuovo focolaio bellico nella regione? E in che modo può influire questo ennesima guerra su Israele? Proviamo a dare delle risposte.
Secondo l’esperto militare iracheno Muhannad Al-Azzawi, citato dalla tv Al Jazeera, i recenti movimenti militari sono il risultato di diversi fattori, tra cui il danno alle capacità di Hezbollah dopo la guerra con Israele e il movimento limitato dell’Iran in Siria. L’esperto militare iracheno ha fatto riferimento a report in cui si parlava per la prima volta del sostegno militare occidentale all’opposizione siriana, con l’obiettivo di aprire un nuovo fronte contro la Russia, per la quale la Siria non è più una priorità a causa delle sue preoccupazioni con la guerra in Ucraina.

(Erdogan e Assad)

Diversa invece è la versione degli analisti di Damasco, come il generale siriano in pensione Mohammed Abbas. In un colloquio con il Riformista, l’ex ufficiale spiega che «Israele non è riuscita a far cadere la Siria e quindi ora riprende con l’uso del Fronte al-Nuṣra e del cosiddetto Fronte di Liberazione del Sham dentro al quale ci sono anche i gruppi del Turkmenistan e dei ceceni che sono giunti in Siria dalle zone dell’Asia centrale – spiega Abbas – Non c’è dubbio che tra loro ci sono anche terroristi siriani che operano in gruppi considerati da Damasco come dei proxy dell’esercito turco sul terreno. Queste forze approfittano di quanto avvenuto in Libano e della volontà di Israele e degli Usa di cambiare gli equilibri in Siria accendendo il fuoco a Idlib e Aleppo».

In questo modo, per il generale, «non è necessario per loro intervenire sul terreno». L’obiettivo è quello di distruggere il regime siriano e dividere il paese in tanti cantoni. L’analista ricorda infatti come la scorsa settimana Israele ha condotto un raid aereo proprio sulla zona sud-est di Aleppo contro una sede delle forze di Assad, nel quale ha perso la vita anche un ufficiale delle Guardie rivoluzionarie iraniane. Si tratta della stessa postazione che è stata poi presa di mira pochi giorni dopo dalle milizie dell’opposizione siriana per dare il via alla loro offensiva.
La Siria è nel caos, e ci sono tanti attori che gettano benzina sul fuoco. Il primo è forse il satrapo di Ankara, quell’Erdogan che fa il burattinaio ancora una volta con la doppiezza che lo contraddistingue da sempre. Erdogan, dopo avere fomentato per anni la guerra in Siria con i jihadisti, adesso ha la soddisfazione di fronteggiare ad Afrin le Forze popolari siriane intervenute a favore dei curdi. Nei proclami di Erdogan i turchi sono pronti a stringere d’assedio la città, una sorta di rivincita sulla caduta di Aleppo e il presidente turco avrebbe chiesto alla Russia di evitare di appoggiare Assad con l’aviazione.

Stando ad un’analisi dell’Ispi, se lo scontro ci sarà davvero il conflitto siriano rischia di estendersi, un’eventualità che però non è negli interessi né della Russia né degli Usa. Mosca vorrebbe dare il via alla ricostruzione economica della Siria mentre Washington è intenzionata a disimpegnarsi anche se oggi è costretta a restare sul campo. Gli Usa, che hanno 10 basi militari in Siria tra cui Manbij, ma possono frenare Erdogan? Ci sono dei dubbi ma la Turchia è ancora nella Nato e questo è un confine dell’Alleanza Atlantica con dozzine di basi nel territorio turco. La Russia può giocarsi due carte e intervenire diplomaticamente sia con la Turchia che con il regime di Damasco. L’Iran a sua volta sostiene Assad ma ha anche buoni rapporti con Ankara e in aprile è già stato deciso un vertice a tre a Istanbul con Erdogan, Rohani e Putin.

Syrian opposition fighters ride in a truck in Talhiya, Idlib countryside, Syria, Friday, Nov. 29, 2024. (AP Photo/Ghaith Alsayed)

In questa partita a scacchi si potrebbe inserire la mossa a sorpresa di Israele. E questi potrebbero essere davvero i tempi maturi per regolare una volta per tutte i conti con il regime di Teheran.

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