di Giuseppe Crimaldi*

Ammesso che ve ne fosse bisogno, i recenti sviluppi della situazione siriana hanno dimostrato che nell’area mediorientale c’è una sola superpotenza, e si chiama Israele

Solo il tempo ci dirà chi sia davvero questo Al Jolani, che oggi si mostra pronto ad aperture “democratiche” (ammesso che il sostantivo democrazia appartenga al lessico arabo) e che presenta la faccia meno feroce del Jihad islamico. Tra l’altro lui è arabo-saudita, e teniamo conto di questo particolare.

L’analista Michael Milshtein, direttore del Forum per gli studi palestinesi al “Centro Moshe Dayan” di Tel Aviv sostiene che gli obiettivi di Israele in Siria dopo il crollo del regime di Assad sono molto mirati. Saggiamente, il governo di Gerusalemme ha per prima cosa pianificato la distruzione della maggior parte delle infrastrutture dell’esercito siriano (industrie chimiche comprese) in modo che non cadano nelle mani di organizzazioni radicali e impedire qualsiasi attacco di bande e altri gruppi folli contro il territorio israeliano. Milshtein – uno degli analisti israeliani più preparati – aggiunge poi che «Israele non è coinvolto nel caos interno» alla Siria. «Israele ha annunciato in modo molto chiaro che tutte le sue mosse territoriali sono tattiche e limitate» e che «il loro scopo fondamentale è la sicurezza e non il cambiamento del confine con la Siria». Quindi è ovvio che dopo che la situazione sarà più stabile nella zona cuscinetto, le Idf si ritireranno completamente».

Next step, l’Iran. Israele starebbe ora pianificando l’ultima mossa. Quella finale – e speriamo decisiva – contro Teheran. L’Iran, con tutte le sue propaggini, i suoi scherani e proxy vari, è il vero sconfitto di quest’ultimo scenario. Isolati più che mai, gli ayatollah vacillano. Ali Kamenei, l’ultimo nome che ancora manca alla lista nera di nemici d’Israele da neutralizzare, si è arrampicato sugli specchi, ieri, pronunciando un discorso attesissimo dal quale ci si attendevano parole di fiamme e fuoco, e che invece ha mostrato tutte le debolezze del regime teocratico che voleva rivoltare il Medio Oriente come un calzino. Leggete cosa ha detto: «Non è né logico né accettabile per l’opinione pubblica che un esercito iraniano vada a combattere al posto dell’esercito siriano. E’ dovere dell’esercito di quel Paese combattere. Ciò che le nostre forze potevano fare e hanno fatto è stato fornire supporto consultivo. Il regime sionista (Israele, ndr) ha bombardato oltre 300 località in Siria. Inoltre, ha occupato territori siriani. Gli Stati Uniti e l’Europa che sono molto sensibili a tali questioni in altri Paesi non solo rimangono in silenzio qui, ma stanno persino aiutando». Una resa totale: l’orrido vegliardo alla vetta dell’Iran sente venire meno il terreno sotto i suoi piedi.

Israele esce, anche questa volta, più forte e più credibile che mai. In pochi giorni di intensi bombardamenti Israele ha praticamente distrutto il grosso delle capacità militari dell’esercito siriano di Bashar al Assad, per evitare che i gruppi armati che l’hanno sostituito al potere potessero impossessarsene. Martedì sera Israele ha detto di aver fatto più di 350 bombardamenti in tutta la Siria soltanto nelle 48 ore precedenti, e di aver distrutto centinaia di obiettivi militari, tra cui depositi di armi, fabbriche di produzione di armi, radar, magazzini, depositi di missili.

Uno degli attacchi israeliani più intensi è avvenuto nella città portuale di Latakia dove, come si vede nell’immagine qui sotto, Israele ha distrutto una quindicina di navi che costituivano quasi la totalità della già risicata marina militare siriana. Chiunque governerà la Siria in futuro non avrà una marina, almeno nel breve periodo. Anche su questo rifletta l’Occidente, a cominciare dall’Unione Europea: senza Israele anche l’Europa sarebbe più fragile e esposta ai rischi della ferocia islamica.

3 thoughts on “LA POTENZA D’ISRAELE

  1. Bel riassunto della situazione attuale . Dici bene che l’Europa dovrebbe riflettere , ma purtroppo dovrebbe anche avere del leaders diversi con la statura dí Churchill e di De Gaulle .

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