Opinione di Grazia Piscopo*
Siamo convitati di pietra a un crimine angosciante nella sua ripetitività. Ancora una volta è la Germania, con il suo pesante fardello del secolo scorso (a cui aveva strizzato l’occhio il Mufti filonazista di Gerusalemme, Amin Al-Husseini, che insieme ad Hassan Al-Banna sono stati creatori dei fratelli musulmani) ad apparire sui nostri teleschermi con i suoi violati mercatini di Natale.
Non occorrono molte parole per tracciare una recente linea temporale dal 2016 ad oggi (esclusi
tutti quegli estranei agli asfalti insanguinati). Nizza. Londra. Stoccolma. Barcellona. Berlino e
quest’anno Brandeburgo per mano (o per volante) di un saudita di cinquant’anni. Un medico. Un
medico che, in teoria, avrebbe dovuto giurare sul testo di Ippocrate come nostra civiltà vuole. Un
medico che dal 2006 era in Germania e – infarcito di politica islamica – accelerava in crescendo nel
tempo continue richieste di richiedenti asilo. Una moderna Hijra, ritrasmessa, dal settimo
secolo, dalla Mecca a Medina ad ora dal suo fondatore, Maometto, con la stessa antica
sceneggiatura monotona e costante.
Identica finalità dal 600 in poi, la jihad, lo sforzo di sottomissione all’Islam, sia con mezzi diretti,
come la violenza, e sia con quelli indiretti, come quelli giuridici, di informazione e culturali. Che
farci? La nostra cecità ci permette di essere terzomondisti, anticolonialisti, antiglobalisti,
antimperialisti, antisionisti (senza peraltro conoscerne il vero significato), antagonisti per
eccellenza della nostra stessa civiltà secolare, quella occidentale, quella del Natale dei
mercatini, quella della gente che incontrandosi nell’abbraccio della festa familiare, si augura
pace, serenità e assenza di guerre.
I moderni mezzi di coercizione si sono trasformati in macchine e camion lanciati a folle corsa
falciando nel sangue la gente ignara e inerme. Il nostro Natale è un Natale violato ogni anno da
circa 2000 anni.
La stessa gente che mentre felice osserva fra le luci quale regalo può rendere felice un amico, un
parente o un figlio, si ritrova a piangere per la strada. Un Natale che ricorda la nascita di un bambino povero, adagiato solo sulla paglia.
Era un ebreo
Presidente Associazione HORAH