di Giuseppe Crimaldi
Da combattente jihadista a statista corteggiato, blandito da mezzo mondo. Fenomenologia di Aḥmad Ḥusayn al-Shara, noto anche per il suo nome di battaglia di Abū Muḥammad al-Jawlānī o al-Jūlānī , raiss della nuova Siria.
A nostra memoria emergono rarissimi casi in cui un soggetto (peraltro sconosciuto ai più, in Occidente) che fino a ieri imbracciava coltello e fucile in nome dell’Islam si trasformi magicamente in uno statista che predica pace e rassenerazione in Medio Oriente. Oddio, c’è il precedente di Khomeini – e non è poca cosa – che quando venne deposto lo shah in Persia venne salutato con improvvida rapidità quale il salvatore dell’Iran, e poi le cose sono andate come sono andate. Sic transit gloria mundi.
Ma chi è davvero al Golani, come lo chiamiamo in Italia? Gli studiosi delle buone maniere sono entusiasti. Politici e governanti adesso fanno la fila fuori al palazzo presidenziale che ha usurpato al tiranno Bashar Assad per incontrarlo e garantirsi la sua amicizia, Macron in testa (ma non soltanto lui). La Siria è uno Stato-non Stato, come lo sono la quasi maggioranza dei Paesi che vanno dal Giordano fino all’Eufrate: nazioni i cui confini sono stati squadrati col righello da Francia, Gran Bretagna e altri irresponsabili governi che hanno ignorato il casino che le popola, quelle nazioni: fatte di tribù, clan, sottocategorie religiose islamiche eccetera eccetera.
Ciò nonostante oggi tutti abbiamo a che fare con il nuovo padrone della Siria. Il quale si è subito affrettato a dismettere la divisa dei tagliagole per indossare eleganti abiti in stile occidentale – giacca e cravatta – nel tentativo di rifarsi un’immagine di statista affidabile, moderno e aperto a tutte le minoranze. Il che è certamente una buona notizia. Eppure, come qualcuno ha giustamente fatto notare, i ribelli che hanno sovvertito la dittatura siriana sono un mix di milizie armate arabe di varie sfumature islamiste. Tra loro ci sono disertori di Al Qaeda come lo stesso Al Golani, dell’ISIS, gruppi di abitanti armati e bande di rivoltosi non inquadrabili.
E dunque tanto ossigeno di democrazia, tanto vento libertario e riformatore durerà? Al Golani ha mantenuto una linea arretrata anche nei confronti d’Israele, che assumerebbe quasi quasi il sapore di un tacito rispetto. Ma durerà? Il levantinismo dei Paesi arabi è una costante ben nota, al pari della loro inaffidabilità. Eppure un’ipotesi si può azzardare: perché Al Golani si prepara a governare la nuova Siria mentre si instaurano dinamiche velocissime che disegnano il nuovo ordine mondiale, accelerate dall’arrivo di Trump alla Casa Bianca. Far prevalere la ragion di Stato, anche per una nazione che nulla sa di democrazia e libertà come la Siria, potrebbe significare stravolgere i rapporti del Male in Medio Oriente. Il cambio di regime è stato il colpo di grazia per gli ayatollah iraniani: questo è un fatto.
Il tempo, che a volte è galantuomo ma molte altre volte si rivela una canaglia, scioglierà ogni dubbio.