di Giuseppe Crimaldi

Ci risiamo. Anche oggi, in occasione della terza tornata di israeliani liberati, Hamas mette in scena l’orrido spettacolo di uomini e donne stremati da mesi di prigionia e usati come tristi marionette in carne ed ossa. E’ la chiusura del cerchio di una propaganda revanchista dell’odio e della cattiveria, un modo per convincere il mondo che i conti con Israele non sono affatto chiusi. Anzi.

Quegli uomini e donne costretti a posare sui palchetti volutamente allestiti sullo sfondo delle macerie provocate dalla guerra rappresentano, per le menti malate dei miliziani palestinesi, la più bruciante umiliazione del nemico. Prostrati da quasi 500, terrificanti giorni di cattività, impauriti e forse anche sotto effetto di farmaci, i liberati sorridono, alzano il pugno chiuso con il pollice levato al cielo, e sublimano la vendetta dei terroristi. Anche questo Israele e l’intero mondo libero sono stati costretti ad assistere.

(Photo by AFP)

Con i suoi umilianti show Hamas raggiunge due obiettivi. Dimostra innanzitutto a chi lo credeva sconfitto di essere invece ancora radicato sul territorio, con migliaia di uomini armati fino ai denti e capace di serrare le fila militari. E viene da chiedersi – quali che siano i numeri reali dei morti causati dalla guerra – quanto realmente incisiva sia stata l’operazione militare di Gerusalemme. E dimostra nel contempo la capacità – tutta mediatica – di affidare la sua orrida propaganda alle immagini, proprio com’era stato all’inizio, quella mattina del 7 ottobre. E dunque serve a lanciare il seguente messaggio: noi ci siamo, siamo qui e siamo ancora forti, e siamo qui per umiliarti, odiatissimo nemico.

E’ vero, comprendere per chi non è ebreo il valore del recupero anche di una sola vita umana è difficile. E Israele per questo riscatta i suoi ostaggi rilasciando in cambio centinaia di palestinesi (moltissimi dei quali molto pericolosi e -giurateci – pronti una volta tornati a casa a riprendere i loro disegni malefici per organizzare una nuova stagione di attentati e di sangue oltreconfine). Ma questa tregua sta riservando immagini che non avremmo voluto mai vedere. E pone seri interrogativi sulla strategia da adottare per estirpare un cancro chiamato Hamas.

2 thoughts on “Gli ostaggi liberati e lo show nero di Hamas

  1. Condivido le osservazioni di Crimaldi, ma penso che Israele non si sia mai illusa di estirpare una volta per tutte Hamas, accontentandosi di qualche anno di tregua.
    Piuttosto mi chiedo anche quale sarà la reazione di chi ritorna in una Gaza ridotta a cenere e detriti: sacro,reverente timore di Israele o inestinguibile sete di vendetta?

  2. Carissimo Linda, pone un interrogativo più che giusto. Quel che penso (e che temo) sta purtroppo nelle ultime sue quattro parole

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