Opinione di Antonio Cardellicchio*
Il cuore sanguina, con viva preoccupazione, nei limiti delle nostre informazioni e della nostra capacità di valutazione, in una situazione tanto complessa ed esplosiva.
Consideriamo l’imposizione di cessate il fuoco e la limitata, frazionata liberazione dei rapiti come un’involuzione, prevalentemente negativa e dannosa. Dannosa per la vita e l’indipendenza dello Stato e del popolo di Israele. Non è una libera scelta israeliana.
Un amico ebreo di Napoli dice: “È un’estorsione”. Infatti è il risultato dell’ostilità e della pressione antisemita e israelofobica, dell’abbandono delle democrazie, dell’interferenza degli Stati Uniti, prima Biden poi la sorpresa negativa di Trump che ha tradito alcune dichiarazioni e promesse precedenti.
Trump, in campagna elettorale, ha strumentalizzato la propensione di una larga maggioranza del popolo americano, valutata sull’80% a favore di Israele, che ha creduto nelle roboanti dichiarazioni anti-Hamas.
Ma al dunque, il nuovo presidente ha imposto un accordo che legittima Hamas, ne consente il reclutamento e la riorganizzazione dopo i duri colpi ricevuti dall’autodifesa israeliana. Ha imposto il ricatto di una frazionata e umiliante liberazione dei rapiti, schiavizzati e torturati, con il pesantissimo prezzo della scarcerazione di terroristi stragisti molto pericolosi.
L’inviato di Trump per imporre l’accordo è stato un palazzinaro con forti interessi nel Qatar, paese doppiogiochista con il nazi-terrorismo islamico.
La forte vittoria elettorale di Trump ha aspetti positivi dal punto di vista del comportamento elettorale del popolo degli Stati Uniti, persuaso dalle istanze anti-woke, di orgoglio identitario americano, di detassazione, di lotta alla criminalità e all’immigrazione clandestina attraverso i rimpatri.
Ma tendenze isolazioniste e protezioniste impediscono la leadership americana delle democrazie e il libero scambio globale dei mercati.
All’offensiva pericolosa dell’alleanza delle dittature, dei totalitarismi e dei terrorismi, con la loro aggressività anti-occidentale, Trump risponde con un
ruolo di pacificatore, a prescindere dallo spartiacque tra democrazia e libertà da un lato e totalitarismo dall’altro.
L’ambiguità dell’ “America First” comporta un mare di contraddizioni e calcolata, voluta imprevedibilità. Quando Trump equipara la guerra terrorista di annientamento della Russia di Putin all’eroica difesa ucraina, e definisce tutto ciò come “una guerra ridicola”, e poi su Fox News dice che Putin e Zelensky hanno entrambi le loro colpe, siamo al travisamento/tradimento della causa della democrazia. Peggio ancora, ha detto che “l’esercito di Kyiv sta combattendo contro un’entità molto più grande e potente”, che “Zelensky non avrebbe dovuto farlo perché avremmo potuto raggiungere un accordo, mentre invece ha voluto combattere”, “la Russia ha trentamila carri armati e Zelensky non ne aveva praticamente nessuno, le armi che hanno gliele ha fornire quasi tutte l’America”. Dice, cioè, le stesse cose che nel nostro parlamento si sentono dire da estrema sinistra, destra putiniana e, con furibonda veemenza, dai trogloditi Cinque Stalle.
La dichiarata pacificazione trumpiana è molto pericolosa per la causa della democrazia e incoraggia i suoi nemici. Confonde deterrenza e appeasement. Trump non è uno statista con una strategia coerente, è un leader carismatico e populista, confuso e confusionario. Inaffidabile per Israele, nonostante la sua politica positiva nel primo mandato e alcune dichiarazioni retoriche.
Al dunque, nelle ore più difficili, Israele resta solo, tipico capro espiatorio ebraico dell’incomprensione e dell’ostilità degli Stati e dell’eliminazionismo terrorista. Tutte le scelte di politica internazionale che lo riguardano sono espressione diretta, oppure condizionate, dall’espansione violenta dell’antisemitismo/antisionismo. “Israele non rientra nelle contabilità delle nazioni” diceva il grande maestro ebreo Andrè Neher.
Israele, al dunque, può contare solo su se stessa, su Israele ed ebrei nel mondo intero come un unico popolo, su minoranze solidali e la realtà dei militanti della libertà nel mondo.
*Coordinatore Gruppo Sionistico Campania