Cosa abbiamo imparato da Gaza in quest’anno terribile..? la mitologia greca ci aiuta

di Marco Del Monte
L’Ebraismo si è incontrato e scontrato con diverse culture nel corso dei secoli. Come sappiamo l’ellenismo è stato forse il più tenace.
Durante questo tragico anno mi sono dovuto cimentare, come tutti noi, in spiegazioni varie sulla guerra, sui morti, sugli ostaggi e sull’antisemitismo rinascente dalle sue ceneri.
Ieri mi sono sentito rivolgere più volte la domanda sul perché Israele accetti di liberare tanti terroristi in cambio di un solo ostaggio e sono ricorso a due esempi della mitologia greca per esprimermi in modo più comprensibile: il mito di Sisifo e l’Hydra di Lerna.
Il primo era re della città di Efira e il secondo è l’animale ucciso da Heracle (Ercole) nella sua seconda fatica.


Sisifo era un uomo molto scaltro che rivelò un segreto di Zeus (Giove) e per questo fu condannato a portare una grossa pietra sulla cima di una montagna dove all’ultimo passo gli sfuggiva di mano e doveva sempre cominciare da capo.
L’Hydra di Lerna era un animale femmina a forma di serpente con nove teste, di cui una immortale; l’animale era sacro alla dea Era (Giunone), che odiava Ercole.
Ecco, Israele lotta da sempre con questi due mostri: veder morire dei soldati di vent’anni per catturare dei terroristi che saranno liberati prima o poi e tornare a dar loro la caccia per ucciderli e imprigionarli di nuovo rende perfettamente l’idea.
Forse ha ragione Netanyahu che bisogna recidere la testa immortale di questa Hydra che ha sconvolto Israele e continua a farsi beffe dei suoi sentimenti.
L’Islam, da quando è nato, ha avuto per nemica la Croce e ha sempre disprezzato gli Ebrei ritenendoli maiali o scimmie; ora pare che la croce in mano a Francesco si stia arrendendo, mentre le scimmie non ne vogliono sapere di arrendersi.
Sembra di vedere il film il pianeta delle scimmie, perché per lunghi anni il dominio tecnologico e militare è arriso ad Israele, precipitando i musulmani in una prostrazione totale.
Fino alla guerra dei sei giorni (1967) tutto è filato liscio, ma poi in noi è subentrato il complesso di superiorità e le cose hanno preso una pessima strada.
Su Libero di oggi, c’è un articolo di Giovanni Sallusti in cui si evidenzia che l’Occidente non ritiene meritevoli di pietà i bimbi rapiti da Hamas e si allude ai Bibas, con l’ennesima crudeltà di liberare il padre senza dire una sillaba sul resto della famiglia.
Per quanto male abbiano potuto soffrire i gazawi, gli israeliani non sono mai scesi così in basso nella scala dei valori subumani.

Roma, 22 ott. (askanews) – “Rinnovo il mio appello affinché si aprano degli spazi, si continuino a far arrivare gli aiuti umanitari e si liberino gli ostaggi. La guerra, ogni guerra nel mondo, è una sconfitta. La guerra sempre è una sconfitta, è una distruzione della fraternità umana. Fratelli, fermatevi”. E’ il grido alla pace lanciato da papa Francesco al termine della recita dell’Angelus in piazza San Pietro. “Cari fratelli e sorelle, ancora una volta il mio pensiero va a quanto sta accadendo in Israele e in Palestina”, aveva esordito il pontefice, “Sono molto preoccupato e addolorato. Prego e sono vicino a tutti coloro che soffrono, agli ostaggi, ai feriti, alle vittime e ai loro familiari. Penso alla grave situazione umanitaria a Gaza e mi addolora che anche l’ospedale anglicano e la parrocchia greco-ortodossa siano stati colpiti nei giorni scorsi”. “Ricordo che per venerdì prossimo 27 ottobre”, ha concluso papa Francesco, “ho indetto una giornata di digiuno, di preghiera, di penitenza e quella sera, alle 18 a San Pietro, vivremo un’ora di preghiera per implorare la pace nel mondo”.


La pietà, la misericordia, tanto invocate all’Angelus non hanno dimora nel Medio Oriente in fiamme…!
E Israele (e tutti noi) continuerà a fare la fatica di Sisifo e vivrà ancora, chissà per quanto, la lotta all’Hydra di Lerna.
Un po’ di aiuto morale ce lo dà però l’ultimo libro di Bruno Dardani, “Noi che la morte l’abbiamo già uccisa”. Il libro è un j’accuse contro i propagandisti del genocidio e gli odiatori professionali; costringe a leggere anche quello che è scomodo, puntando a risvegliare qualche coscienza dal buio di una propaganda che, paradossalmente dopo il 7 ottobre, sembra aver unificato la parte più deteriore della cosiddetta intellighenzia, con tutti quelli in prima linea per la democrazia, ma solo quella che sta bene a loro.

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