di Giuseppe Crimaldi

«Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà. Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini. E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi. E ancora più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito. E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre. Lei, anche se mi inchioderà su queste carte come un Cristo, lei è un uomo».

Sempre attuali e profetiche le parole scritte da Leonardo Sciascia nel “Giorno della civetta”. Rileggendo quelle pagine, l’altra sera mi sono venuti in mente alcuni parallelismi con alcuni dei personaggi che animano il Medio Oriente senza pace. A volte ci si può anche divertire esercitando questi giochi logici, e la classificazione del grande scrittore siciliano offre in tal senso un grande spunto.

Quaquaraquà. Categoria zeppa di esempi. Oggi lo scettro se lo aggiudica il generale Amir Ali Hazijadeh (nella foto sopra), comandante della Forza aerospaziale del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica. Poche ore fa ha affermato testualmente che il presidente americano Donald Trump «non ha il coraggio di attaccare l’Iran. Il potente Iran non soccomberà alle parole di forza», ha sottolineato riferendosi al severo monito del presidente americano sulla possibilità di Teheran di accelerare il progetto della bomba atomica.

Ora, se in questo momento c’è qualcuno che sta dimostrando di non avere paura di nessuno e di voler andare avanti come un caterpillar nel suo programma, questo è Donald Trump. Che piaccia o no, “the Donald” sta rivoltando il mondo con la rapidità di decisioni che nessun suo predecessore aveva fatto. Hazijadeh sa di essere un morto che cammina, un predestinato al paradiso di latte, miele e vergini che lo attendo ansiosamente, e forse anche per questo – con la sua provocazione agli Usa – ha voluto accelerare i tempi della sua dipartita. Quaquaraqua con il bollino blu di garanzia.

Piglianculo. Altra categoria affollatissima tra i leader arabi. Chissà perché ci viene istintivamente da pensare ad Abu Mazen. Se Sciascia fosse ancora vivo gli chiederemmo un parere. Abu Mazen incarna il marchio di provenienza di tutti quelli che – incapaci di prendere una decisione, di pensare e agire autonomamente – pur di galleggiare sono disposti a tutto, anche a subire l’estremo oltraggio sodomitico (con decenza parlando, avrebbe aggiunto il maestro).

Omminicchi. Ampia scelta e merce abbondantissima nel panorama delle mezzecalze travestite da leader politici e religiosi. Un ex aequo lo concederemo al presidente iraniano, Masoud Pezeshkian (foto in alto), e al primo ministro libanese Najīb Mīqātī: due ombre che Dante Alighieri avrebbe sicuramente spedito nel girone degli ignavi in compagnia dei vigliacchi che non prendono una parte attiva agli avvenimenti, che non si schierano con decisione oppure con un certo slancio. La codardia è sempre fonte di pericolo.

Mezz’uomini. Riconosceremo il titolo nientemeno che a Tajip Erdogan, il sultano egoarca che odia Israele (ma ci continua a fare affari, segretamente). Non è certo un attestato di stima per lui: sterminatore di curdi, icona di doppiezza tutta levantina, colpevole di aver trascinato la grande Turchia laica nell’abisso dell’islamismo più retrivo. E tuttavia gli va riconosciuta una qualche personalità, dote rara tra i capi di Stato e di governo mediorientali, dal momento che sa assumere una qualche posizione. Giudizio sospeso invece per Il leader de facto della Siria Ahmad al-Sharaa (Al Golani, foto in basso): troppo presto per capire se sia davvero (nutriamo qualche dubbio) un vero leader e, soprattutto, un uomo di pace.

Uomini. Ci siamo sforzati tutta la notte e per mezza mattinata a trovarne qualcuno. Ma con tutta la buona volontà, ad eccezione degli israeliani (che sono tanti) proprio non ne abbiamo trovati di uomini veri tra i musulmani che hanno responsabilità di governo o politiche in senso lato. Riproveremo più in là, tra qualche tempo e quando le sorti del Medio Oriente saranno cambiate. Chissà.

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