
di Victor Massiah.
Cari amici, comprendere quello che avviene attorno a noi è sempre più difficile.
Punti di riferimento storici si stanno modificando senza che se ne comprendano fino in fondo le ragioni.
Ma soprattutto i valori fondamentali della nostra esistenza sembrano venire a mancare:
la sacralità della vita e della morte, carissime a chi ha fede ma anche a chi questa fede non la sente, sono stati messi da parte e perfino irrisi con una ferocia che lascia senza fiato.
L’uccisione sembra a mani nude, di un infante preso in ostaggio come atto di odio, che cos’è se non uno dei più bassi livelli di degrado, di spregio del miracolo della vita che l’umanità possa raggiungere?
Questo culto della morte, questa rinuncia alla libertà degli individui sono quanto di più lontano esista dal nostro modo di essere, dalla cultura che ci tramandiamo di generazione in generazione.
Noi siamo per la vita e la libertà, ancora di più in un contesto come quello che oggi ci troviamo a condividere.
Ognuno a suo modo con i nostri contributi aiuteremo il nostro popolo a resistere a questa violenza fisica e morale.
La speranza non l’abbiamo persa nei momenti più dolorosi, non la perderemo di certo adesso!


di Eyal Avneri.
Quando la guerra finisce, inizia la battaglia per la guarigione.
7 ottobre 2023, nel centro di Israele. Una moglie guarda il marito, un riservista dell’IDF mentre fa in fretta le valigie perché richiamato urgentemente dall’esercito per combattere.
Gli tiene forte la mano, e gli sussurra “Per favore, stai attento, siamo una famiglia adesso, ti imploro” Per settimane si occupa dei figli da sola, aspettando i suoi messaggi, cercando di nascondere la paura nella sua voce. Dice ai figli: “Papà è un eroe e tornerà a casa presto”.
E poi… la guerra finisce. E il marito ritorna a casa. Ma l’uomo che ritorna non è più la stessa persona. Si siede in silenzio a tavola, toccando appena il cibo. Sussulta ad ogni suono improvviso. Si sveglia urlando nel cuore della notte, inzuppato di sudore.
I figli smettono di correre per abbracciarlo perché lui sussulta quando lo fanno. La moglie sussurra il suo nome, ma lui non la guarda negli occhi. È tornato a casa, ma è ancora disperso in guerra.
Il disturbo da stress post-traumatico è una guerra silenziosa che distrugge non solo la capacità dei nostri soldati di tornare a vivere, ma anche le loro famiglie, la società e le generazioni future.
Portiamoli a casa, davvero a casa!
Nel sud di Israele, Dafna, 8 anni, sta preparando la colazione con sua madre. suo padre sta leggendo le notizie. E all’improvviso… sirene. i genitori la afferrano e scappano. Ci sono urla, fuoco, caos. Dafna non capisce, ma sente che i suoi genitori hanno paura. Poi, il buio.
Quando si sveglia, la sua casa non c’è più. la sua scuola non c’è più. la sua migliore amica se n’è andata. Questa non è una storia inventata. Questa è la realtà per migliaia di bambini del sud di Israele. Non hanno bisogno di molto. Solo un’occasione per guarire. Uno spazio sicuro dove crescere. Un futuro da sognare ancora. La terapia, il sostegno e la riabilitazione possono ricostruire queste famiglie, pezzo dopo pezzo. Restiamo al loro fianco!
Quando scoppia una guerra, i riservisti sono in prima linea e rischiano tutto per difendere il popolo di Israele. Ma quando la battaglia finisce, inizia una nuova guerra: la guerra interna nel loro animo, nella loro mente. Migliaia di riservisti israeliani sono tornati a casa dall’operazione Iron Swords, ma molti recano ferite invisibili: la loro vita è paralizzata dal disturbo da stress post-traumatico, da profonde cicatrici emotive e fanno fatica a ricostruire le proprie vite.
Allo stesso tempo, intere comunità nel sud di Israele – famiglie, bambini e anziani – hanno visto le loro case, i loro mezzi di sussistenza e il loro futuro distrutti. Ora devono ricostruire tutto dalle ceneri. Ora dobbiamo tutti prendere posizione e sostenere la resilienza del popolo di Israele, provvedendo alla riabilitazione e alla ricostruzione della società israeliana.
Il tuo contributo è più che finanziario: è un messaggio di solidarietà, un’ancora di salvezza di speranza e libertà.

La Federazione Associazioni Italia Israele sostiene i progetti del Keren Hayesod Italia e in particolare
- la riabilitazione post trauma per chi è stato coinvolto nelle violenze
- la costruzione di centri di sostegno alle famiglie e dei Kibbutz danneggiati.
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Grazie per la vostra generosità a sostegno del Popolo di Israele.
Bruno Gazzo, Presidente Federazione Associazioni Italia Israele.
