di Giuseppe Crimaldi
Bisognerebbe mostrare certe immagini, che noi abbiamo deciso di pubblicare solo parzialmente per la violenza che le connotano, a tutti quei prodigiosi studenti dei collettivi italiani i quali manifestano a favore di Hamas. Si dovrebbero vedere, in tutta la loro allucinante crudezza, quelle fotografie che documentano come chi governa ancora nella Striscia – faccia giustizia sommaria del suo stesso popolo.
E già, le dovremmo inserire nella lista del “non visto”: una categoria nella quale Israele – commettendo probabilmente un gravissimo errore, ed è una personale considerazione condivisa anche da Pierluigi Battista – ha voluto inserire gli obbrobri del 7 ottobre, che se invece fossero stati mostrati al di là di ogni crudeltà avrebbero però mostrato al mondo di quale limite i macellai di Hamas siano stati capaci di oltrepassare.
Nelle scorse ore gli assassini di Hamas hanno giustiziato alcune “spie”: un plotone di esecuzione ha eliminato giovani palestinesi accusati di collaborazionismo. Ovviamente senza alcun processo, perché questa è la cultura giuridica dei tagliagole di Sinwar. Pistolettate alla nuca, come facevano i nazisti nei campi di concentramento.
Hamas stessa ha lasciato trapelare l’irritazione per la “soffiata” che avrebbe garantito all’intelligence israeliana di neutralizzare i tre comandanti militari di Rafah pochi minuti dopo che erano entrati in segreto nella stessa palazzina della Striscia. Risultato: 18 esecuzioni sommarie di presunte spie. Così Hamas reagisce con rabbia all’eliminazione di tre comandanti militari delle Brigate Qassam avvenuta 24 ore prima, nell’evidente tentativo di mantenere un rigido controllo dentro la Striscia, dove scontento e defezioni iniziano finalmente ad affiorare.
Le esecuzioni avvengono in rapida successione, sin dalle prime ore del mattino. Tre salme vengono gettate dentro il perimetro dell’ateneo islamico di Gaza, altre sette persone vengono passate per le armi sulla piazza centrale della città e le ultime otto sono eliminate da un plotone in piena regola.
Le immagini di pistole alla nuca, plotoni di esecuzione e individui giustiziati sollevano le proteste del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ma Hamas ribatte, attraverso un proprio sito Internet, che «in ogni caso vi è stato un processo con relativa sentenza scritta» e dunque si tratta di «processi legali».
«In prossime eventuali occasioni però ci comporteremo diversamente e le punizioni verranno adottate immediatamente dai comandi sul campo» preannuncia Hamas, lasciando trapelare le dimensioni di un’imponente «caccia alla spia» che tradisce l’irritazione per la «soffiata» che ha garantito all’intelligence israeliana di neutralizzare i tre comandanti militari di Rafah pochi minuti dopo che erano entrati in segreto nella stessa palazzina della Striscia.
Qualcuno informi e mostri questi abomini ai collettivi studenteschi, alle prodigiose, antisemite femministe di “Non una di meno”, e – se possibile – anche al segretario delle Nazioni Unite, Guterres.