La Federazione delle Associazioni Italia Israele, in particolare l’APAI Associazione Italia Israele di Genova e l’Associazione Italia Israele di Savona esprimono la piena solidarietà al Prof. Federico Delfino, Rettore dell’Università di Genova che è stato oggetto di una vergognosa contestazione e di insulti da parte di studenti appartenenti a gruppi autonomi e di “Cambiare Rotta” tanto da dover essere accompagnato negli uffici del Senato Accademico dagli uomini della Digos.
La ridicola richiesta di questi studenti era quella di sospendere ogni collaborazione fra l’Università di Genova e quelle dello Stato di Israele, unica democrazia del Medio Oriente.
Le Università israeliane producono innovazioni di rilevanza mondiale e ricevono ogni anno miliardi di dollari di investimenti anche, per buona pace degli studenti propal, da alcuni Stati Arabi del Golfo e sono un esempio di partecipazione democratica in Israele fra studenti ebrei, arabi e cristiani.
Il bando MAECI per progetti congiunti di ricerca si basa sull’accordo di Cooperazione Scientifica e Tecnologica siglato da Italia e Israele e, considerato lo stato della ricerca in Israele, porta più vantaggi alle Università italiane che a quelle israeliane.
Questi gruppi con posizioni palesemente pro-Hamas (gruppo riconosciuto terrorista dall’Unione Europea. ai sensi del Regolamento di esecuzione (UE) 2023/1505 del Consiglio del 20 luglio 2023.) sfilano in tutta Italia con striscioni con la scritta “From the River to the Sea: Free Palestine”. Essi non chiedono la creazione di uno stato libero palestinese, ma la cacciata di tutti gli ebrei e la distruzione dello Stato di Israele. Lo slogan Palestina libera infatti vuol dire la cacciata di tutti gli ebrei dal Giordano al mare. Questa è la posizione di Hamas che nella sua Carta fondamentale espressamente afferma che bisogna uccidere tutti gli ebrei.
L’altrettanto infamante accusa che questi gruppi propal hanno fatto al Rettore Delfino è quella di essere complice di un genocidio.
L’accusa di genocidio contro Israele non solo è del tutto infondata in fatto e in diritto, ma è moralmente ripugnante. Il ricorso a tale retorica è progettato per utilizzare come arma contro Israele un termine coniato per descrivere il peggior crimine commesso contro lo stesso popolo ebraico, e così facendo è antisemita e profondamente offensivo per la memoria delle vittime dell’Olocausto. Sostenere il “genocidio” in un momento in cui Israele si difende legalmente da un’organizzazione terroristica dichiaratamente genocida e cerca costantemente di ridurre al minimo il danno alla popolazione civile palestinese anche se Hamas cerca di massimizzarlo usando i civili palestinesi come scudi umani, è una diffamazione che svuota il termine di significato.
Ci sono poche accuse più ripugnanti di quella secondo cui a Gaza si sta verificando un “genocidio”. Evoca il vile modello antisemita di attribuire al popolo ebraico la colpa e accusarlo degli stessi crimini di cui lui stesso è caduto vittima. Cerca anche di oscurare il fatto che il 7 ottobre Hamas stessa era impegnata nel sadico massacro di ebrei innocenti con l’intento specifico di distruggerli come gruppo, a sostegno degli espliciti appelli al genocidio contenuti nella sua Carta.
I difensori dei nazisti al processo di Norimberga provarono a far passare questa tesi: si, noi abbiamo ucciso milioni di ebrei, ma anche voi Alleati avete ucciso con i bombardamenti centinaia di migliaia di civili tedeschi. I giudici di Norimberga rigettarono questa tesi.
Infatti, e si può applicare il concetto anche all’attuale conflitto fra Israele-Hamas, un conto è uccidere ebrei in quanto ebrei (genocidio) e un conto sono i morti civili in conseguenza di una guerra non certo provocata da Israele con un nemico, Hamas e la Jihad islamica che si fa scudo della popolazione civile e nasconde armi sotto gli ospedali e le scuole.
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