Scambio ad ogni costo? Il nodo ostaggi

di Ilan Brauner*

Nella religione ebraica il riscatto degli ostaggi e rapiti e carcerati senza colpa
è una Mitzva, cioè un precetto.
Se poi si aggiunge che metà dei prigionieri nelle mani di Hamas sono soldati “che non si lasciano mai ad ogni costo indietro” , come affermò Ariel Sharon, e che si parla della tragedia più grossa del popolo d’Israele dai tempi della Shoah, si comprende bene il groviglio emotivo giacché si tratta di bambini, donne e anziani che vivono da sei mesi in tunnel bui, umidi, senza ossigeno e cibo, spesso in gabbie metalliche, come animali imprigionati.


Quante donne violentate (incinte?) restano in mano a quei carcerieri disumani, assassini criminali che sanno Israele ha già condannato a morte, ammesso che ne escano vivi?
I loro capi, dai primi scambi hanno aumentato il prezzo, da 30 contro uno ora vogliono tutti gli arrestati in carcere e una tregua di due settimane, ed ancora la fine della guerra, oltre al ritiro da Gaza. Questo aumento irreale fuori di ogni logica è dovuto a vari fattori: l’Onu di Guterres, i propal, l’Unrwa e l’Alta Corte internazionale di Giustizia, mentre in Italia e nel mondo crescono condanne e boicottaggio, in un’operazione che tenta di trasformare biechi assassini in crocerossine e dame di carità. In questo clima, i familiari dei poveri ostaggi vogliono lo scambio ad ogni costo.

(Netanyahu)
Bibi Netanyahu, l’esercito e larghissima fetta del popolo israeliano vuole aumentare la pressione militare con l’operazione su Rafah, mentre Hamas alza di giorno in giorno sempre più il prezzo: pur sapendo che ha pochi ostaggi, perché purtroppo molti sono morti o sono stati uccisi.


Non hanno alternative, saranno prima o poi uccisi. Accusano il governo israeliano di prolungare le trattative (vero) per motivi personali o incapacità a trattare (falso), e si associano a loro estremisti di sinistra e tutto il popolo di “kaplan”, cioè i manifestanti ante 7 ottobre. Questo rischia di dividere pericolosamente – in tempo di guerra – il popolo israeliano, che è stremato. Siamo in pericolo serio.

*Presidente Associazione di Treviso

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