Mentre a Doha si cerca una via d’uscita al conflitto mediorientale, in Israele si registrano inquietanti episodi di anarchia violenta che vedono un manipolo di fuorilegge attaccare il villaggio di Kfar Jit, nella West Bank. Gli episodi sono stati duramente condannati dal premier Netanyahu e persino da Smotrich il falco. Si tratta comunque di un altro pessimo segnale nel momento in cui il Paese dovrebbe invece unirsi concentrandosi su Libano, Iran e Houthi.
Ma questo è il momento delle scelte. E bisogna decidere cosa sarà la Striscia di Gaza, con il suo pericolosissimo cordone ombelicale rappresentato dalla zona-cuscinetto chiamata “Filadelfi Route” (il corridoio lungo il confine tra Egitto e Israele. A seguito degli accordi di Oslo, la parte nella Striscia è rimasta sotto il diretto controllo militare israeliano), troppo a lungo rimasta un canale di rifornimento per i terroristi di Hamas e per aggirare gli embargo sulle armi.
Lo scenario
Occorre affrontare un progetto sul futuro per Gaza bandendo le narrazioni unilaterali, e tenendo in massimo conto il diritto di difesa di Israele rispetto all’aggressione jihadista e antisemita di Hamas. Su queste basi la comunità internazionale potrà adoperarsi per promuovere, come primo passo, un’Autorità provvisoria su Gaza, costituita sotto l’egida di un organismo sovranazionale credibile e garante di assoluta imparzialità (dunque è molto difficile pensare all’Onu…) magari anche con la partecipazione della Lega Araba e dai principali Paesi arabi, come Egitto, Giordania, Arabia Saudita, oltre che da Stati Uniti e UE.
Non sarà facile delineare un percorso che guardi alla stabilizzazione di Gaza, ma se si vuole evitare l’aggravarsi della situazione umanitaria e l’escalation del conflitto occorre che la comunità internazionale elabori al più presto un progetto che convinca Israele e il Mondo Arabo. Il Consiglio di Sicurezza sembra già fuori gioco: non è riuscito sinora a trovare la convergenza dei membri permanenti con diritto di veto su una Risoluzione che contemperasse la condanna di Hamas, il diritto di difesa di Israele e un piano per il futuro assetto della Striscia. Roba da vergognarsi. Sullo scenario in evoluzione è ora intervenuto il Presidente Biden a chiarire la linea della Casa Bianca in un editoriale per il Washington Post: Gaza non potrà essere più una «piattaforma per il terrorismo», ma al tempo stesso «non ci deve essere alcun spostamento forzato dei palestinesi da Gaza», così come non si potrà realizzare «nessuna rioccupazione, nessun assedio o blocco e nessuna riduzione del territorio». Sul futuro assetto dell’area Biden ha precisato che Gaza e Cisgiordania dovranno essere riunite «sotto un’Autorità Palestinese rinnovata», mentre occorrerà lavorare per una «soluzione a due Stati».
La proposta europea
È la stessa linea che, nella sostanza, è stata tracciata da una proposta comune Italia-Francia-Germania in un documento presentato al capo della diplomazia europea. Si tratta di un piano su 6 punti, articolato su «tre no e tre sì». I «no» riguardano:
1) non potrà essere imposto lo spostamento definitivo in altri paesi della popolazione palestinese da Gaza;
2) non vi può essere una riduzione del territorio di Gaza, per cui Israele non potrà rioccuparla in forma stabile, né si potrà accettare un ritorno di Hamas;
3) Gaza non va slegata dal resto del territorio palestinese: la soluzione per Gaza va vista nel quadro di una “soluzione globale”.
I tre «sì» sono questi:
1) la ricostituzione a Gaza di «una Autorità Palestinese», e Borrell ha precisato che se c’è già un’Autorità Palestinese (in Cisgiordania) «non occorre inventarne una nuova», ma va rafforzata con appropriate decisioni del Consiglio di Sicurezza;
2) il «forte appoggio» politico e finanziario che questa Autorità dovrà avere con il coinvolgimento degli Stati arabi;
3) un maggiore impegno dell’UE nella regione per la costruzione dello «Stato palestinese». Il documento, su cui dovrà pronunciarsi il Consiglio europeo, tratteggia anche l’importanza di delegittimare la falsa narrativa di Hamas come “difensore della causa palestinese” e l’obiettivo di individuare strumenti efficaci a livello internazionale per privare Hamas di tutti i finanziamenti che vengono distratti in armamenti invece di essere destinati al sostegno della popolazione.
(fine prima parte/Segue)
Gli imbecilli violenti in Israele vanno in galera poi processati se colpevoli scontano la
Pena . Su Gaza magari seguiamo anche l’ipotesi di un accordo da tra clan familiari palestinesi e Israele