Quando la guerra degenera

di Ilan Brauner*

Ilan Brauner

Massimo Caprara sul Corriere della Sera del 15 agosto mi spinge a scrivere su un argomento dolente. L’episodio di torture nel campo di prigionieri (ma il termine “prigionieri”, inteso come “di guerra” non è di per sé corretto giacché quelli di Hamas non sono militari).

Dopo l’11 settembre soldati americani erano i carcerieri di Abu Graib in Iraq: una pagina nera, quella del 2004 quando si torturavano i militari irakeni che fuggivano davanti all’avanzata inesorabile dei carri armati Usa . Ad oggi abbiamo ancora il carcere di Guantanamo (a Cuba), dove sono rinchiusi gli affiliati di Al Qaeda, fratelli “minori” di Hamas.
Loro non hanno mai macellato bambini come gli ospiti del campo di raccolta di Sde Teiman (l’ex aeroporto militare inglese di Beer Sheva- Negev), sede principale della prigione allestita per i gazawi.
A differenza dei rapiti, gli ostaggi israeliani che mai sono stati visitati dalla Croce Rossa, quelli di Hamas che si sono arresi hanno ricevuto visite persino da parlamentari e giornalisti. Parlamentari di sinistra e anche arabi nonché giornalisti sono andati a trovarli. Dopo queste visite sono uscite due denunce anche al Parlamento contro il ministro Ben Gvir (responsabile della Sicurezza interna). Da non credere!
La critica si riferiva ad alimenti e cibo scadenti, nonché a camere troppo affollate e al troppo breve periodo della cosiddetta “ora d’aria”. I bravi avvocati ebrei filo-arabi si sono dati subito da fare, sollevando un caso che è arrivato subito sul tavolo del governo con una richiesta di intervento immediato. E così è stato.

Poi è venuto fuori il racconto della sodomizzazione di un ufficiale di Hamas. Da medico legale mi sa tutto di un racconto storto. Mettiamo che sia stato sodomizzato con corpo estraneo come fu per Geddafi. Chiaramente si tratterebbe di un reato, anche grave.
Ma si può veramente parlare di “violenze sessuali nelle carceri Israeliane”? E di “condizioni di invivibilità nelle stesse? Allora mi vengono in mente le accuse di tanti cittadini e politici Israeliani per le condizioni da “Club Med” nelle carceri con detenuti che si cucinano da soli la pita, che possono usare tranquillamente telefoni cellulari e che studiano a carico dello stato (Marwan Bargouti ha studiato Giurisprudenza…). Mi viene in mente che nel carcere di (Beit Shean) non pochi palestinesi detenuti pretendevano prestazioni sessuali dalle giovani soldatesse israeliane che facevano servizio nelle carceri per carenza di organico.
E le hanno ottenute, fino a quando una di queste giovani non ha parlato e raccontato tutto. E’ successo solo due anni fa…

Ai miei tempi, era di moda (come oggi lo è andare sull’Himalaya) fare 30 km a piedi di notte fino ad arrivare in territorio Giordano, a Petra. Lo si faceva generalmente in coppia: fotografia by night e ritorno prima dell’alba in Israele. I beduini giordani li scoprivano e li uccidevano per rubare loro tutto.
Venivano rimandati in Israele in sacchi postali al Passaggio da Mandelbaum-Jerusalem.
Erano tutti i migliori soldati. Intervennero Ben Gurion e Dayan per esonerarli dalla pena del tribunale militare. L’ultimo caso fu quello di una coppia composta da un giovane tenente parà di Sharon e la sua fidanzatina. Quando però quei sacchi venivano aperti arrivava la macabra scoperta: seguendo la loro barbara tradizione trovavano il pene in bocca di lei e i seni tagliati come kabab nella bocca di lui.
Stesse cose che hanno fatto gli assassini di Hamas quel maledetto 7 ottobre, riportandosi a Gaza i cadaveri di centinaia di ragazzi e ragazze.
E cosa fece Sharon, di fronte allo scempio di quei corpi rimandati in patria con i segni di atroci sevizie?
Organizzò – senza richiedere alcun permesso – una squadra di militari in abiti civili su Jeep e Halftrack che la terza notte entrarono e decimarono tutti i beduini della tribù di Petra (che allora non era ancora un sito turistico).
Per dieci anni a Petra non ci furono più beduini nella zona. All’epoca io ero uno studente nella scuola superiore agricola, e del caso se ne parlò molto a lungo. Tutti eravamo d’accordo: le belve feroci devi trattare cosi!


Tornando alle presunte torture commesse in danno dei reclusi palestinesi, adesso vedrete: Haaretz e le ONG di sinistra estrema faranno un baccano che arriverà all’Alta Corte dell’Aja. L’inchiesta militare andrà avanti ma al fascicolo non verranno accluse foto, semplicemente perché non ce ne sono a documentare i presunti abusi. Resterà solo il racconto di quell’ufficiale di Hamas che ha le mani ancora sporche di sangue. Piccola notazione a margine: la procuratrice militare è solidamente di sinistra.
Ci sarà forse anche la condanna per maltrattamenti (offese alla “sensibile anima” di Hamas), quanto basta per andare al Tribunale dell’Aja.
Con buona pace per gli ostaggi ancora in gabbia nei tunnel… Conclusione, il nostro nemico è dentro Israele.
*Presidente Associazione Italia-Israele di Treviso

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