Il volto del diavolo – 1) Ziyad al-Nakhalah

Comincia oggi una carrellata macabra sui protagonisti del terrore sanguinario palestinese. Alcuni dei quali poco conosciuti ai più. Iniziamo da Ziyad al-Nakhalah.

Settantuno anni, è il leader della Jihad islamica palestinese. Nato a Khan Yunis, suo padre fu ucciso dall’esercito israeliano durante nel 1956. Nakhalah, pensate, prima di lanciarsi nel gorgo del terrorismo ha fatto il maestro: e non serve molta fantasia per immaginare come abbia indottrinato i bambini di Gaza City. Nel 1971 fu condannato all’ergastolo in Israele a causa delle sue attività militanti con il Fronte arabo di liberazione, e fu successivamente rilasciato grazie a uno scambio di prigionieri nel 1985.
Grave errore, perché da quel momento, dopo il suo rilascio dalla prigione israeliana, fondò l’ala militare del partito della Jihad islamica nella Striscia di Gaza, le Brigate Al-Quds. Al-Nakhalah fu nuovamente arrestato da Israele nell’aprile 1988 per il suo ruolo nella Prima Intifada e fu esiliato in Libano nell’agosto 1988 con altri leader del movimento che inneggia alla guerra santa. La sua consacrazione nelle gerarchie dei tagliagole arriva solo di recente, nel 2018.
Ma già quattro anni prima, nel gennaio 2014, Nakhalah era finito nella lista nera dei terroristi ricercati dagli Stati Uniti, con il conseguente congelamento delle sue proprietà e dei suoi interessi negli Usa.[4] Dal 28 settembre 2018 il Partito islamista jihadista è stato dichiarato ufficialmente organizzazione terroristica da diversi paesi occidentali. Oggi sulla sua testa pende una ricompensa di 5 milioni di dollari per informazioni utili alla sua cattura.


Sarebbero sette gli ostaggi rimasti nelle mani della Jihad Islamica palestinese, fazione alleata di Hamas che opera nella Striscia di Gaza. Lo ha riferito il quotidiano saudita con sede a Londra Asharq al-Awsat, ricordando che lo scorso 8 ottobre, all’indomani del massacro compiuto da Hamas nel sud di Israele, il leader del gruppo, Ziyad Nakhaleh, dichiarò che la Jihad Islamica aveva in pugno oltre 30 dei 251 ostaggi portati a Gaza. Alcuni di loro sono stati rilasciati nell’ambito dell’accordo che a novembre portò a una tregua di una settimana, nota il quotidiano, secondo cui non è chiaro se qualcuno degli ostaggi nelle mani della Jihad Islamica sia morto. Asharq al-Awsat ha riferito inoltre che la cooperazione tra Hamas e la Jihad Islamica si è rafforzata dopo l’assassinio il mese scorso a Teheran del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, non solo nella Striscia di Gaza ma anche in Cisgiordania, come testimoniato dal fallito attentato suicida compiuto da un residente di Nablus a Tel Aviv domenica scorsa, rivendicato da entrambi i gruppi.
Il movimento Jihad islamico, organizzazione radicale riconosciuta come terrorista da Unione Europea, Stati Uniti, Canada e Israele, è la seconda più grande fazione militante palestinese a Gaza dopo Hamas.

(Prima puntata della serie: Il volto del diavolo)

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