di Marco Del Monte
In questo periodo sono state scritte e dette tante cose sul comportamento di Israele dopo il 7 ottobre ed io pure ho scritto vari articoli sull’argomento; uno riguardava la cosiddetta “proporzionalità della reazione rispetto al danno subito”.
È ovvio che chi fa questa affermazione lo fa in malafede, ma è bene tenere presente la difficoltà di noi ebrei a sostenere il contrario; la manipolazione dell’accaduto e delle conseguenti reazioni di Israele è il cavallo di battaglia previsto da Sinwar e portato avanti dagli utili idioti di casa nostra.
Ci svegliamo la mattina domandandoci angosciati perché non ci sia stato nessun corteo per l’Ucraina e per i mille e mille conflitti in giro per il mondo; lo stesso Francesco, prima del 7 ottobre, ad ogni Angelus, recitava le sue litanìe sulla necessità di fermare la guerra mondiale a pezzi, che tante vittime stava provocando.
Il conflitto in Medio Oriente è, appunto, una delle tante guerre in corso: i latini direbbero “de minimis non curat praetor” e invece oggi, non ostante sia in prognosi riservata, la Curia fa sapere che il papa continua a telefonare al “parroco” di Gaza, cioè a dire che il “praetor curat de minimis”, tralasciando il mondo. Come dire che, indicando la luna, vede il dito puntato e non vede più l’astro notturno: per lui non esiste altro che Gaza, per cui telefona al parroco tutti i giorni.
Fermiamoci un momento, io non sono un vaticanista, ma penso che un parroco sia il grado più basso della gerarchia, le parrocchie stanno nei piccoli agglomerati, nelle periferie, in luoghi non particolarmente frequentati da cristiani e, quindi, se a Gaza c’è un parroco vuol dire che la presenza dei Cristiani è minima, rispetto al contesto.
In un certo senso dovremmo essere orgogliosi di tanta considerazione, ma non è così, purtroppo siamo tornati ad essere il capro espiatorio dei peccati del mondo, proprio noi che l’abbiamo inventato questo capro…!


Nella Parashà di Kippùr si parla appunto di due capri identici, che vengono sorteggiati (“pur” in ebraico vuol dire sorte) cosicché uno viene sacrificato e l’altro viene idealmente caricato di tutti i peccati del popolo e mandato a morire nel deserto.
Notiamo, ovviamente, che come la metti la metti, il capro muore e poco importa se muore per la Divinità o per salvare il popolo dai peccati.
Noi ce le andiamo proprio a cercare a volte. A questo proposito faccio notare che nei due giorni di Rosh a Shanà (capodanno) leggiamo due brani di Bereshìt (Genesi), in cui si parla della cacciata di Agàr e Ismaele da parte di Abramo e l’assicurazione che D. stesso dà ad Agàr riguardo al fatto che suo figlio Ismaele sarà progenitore di un popolo forte e numeroso.
Per la verità c’è scritto pure che Ismaele sarà forte come un asino selvaggio e risiederà contro tutti i suoi fratelli; quest’ultima frase è un po’ ambigua, ma, vista la situazione attuale, quel “contro” è proprio centrato; inoltre l’asino nel Tanach (l’insieme dei libri cosiddetti canonici) è simbolo di forza, pazienza e intelligenza, al contrario del cavallo di cui si parla molto poco e male.
Questo argomento mi porta a paragonare Sinwar a Ismaele, perché il primo, come dicevo anche ieri, non badando al tempo, ha aspettato il momento più propizio per infliggere ad Israele un colpo durissimo, provocandone la reazione che tutto il mondo considera sproporzionata e sempre più simile ad un genocidio.
Come difendersi da noi stessi…? Il problema, secondo me, è costituito proprio da noi, che ci stiamo accorgendo che il mondo ci abbandona, dobbiamo prenderne atto e ricominciare con l’umiltà e la forza dei pionieri, non dobbiamo snobbare né il nemico, né la stampa che lo sostiene, ma dobbiamo far leva sull’amarissima accettazione della realtà..!
Perché non battiamo tutti insieme il tasto della immensa sproporzione che c’è tra il numero grandissimo di detenuti rilasciati in cambio di un solo ostaggio, vivo o morto che sia, invece di firmare documenti di condanna del voto di Israele sull’Ucraina…?
Vogliamo ricordare che l’Ucraina ha votato regolarmente contro Israele in centinaia di risoluzioni dell’ONU…? E ricordiamo pure che l’Ucraina, cospargendosi il capo di cenere, chiese a Israele di essere assistita nella difesa aerea, dopo aver negato il suo sostegno a Israele in altre mille occasioni prima del 7 ottobre.
È troppo comodo, ora, fare le anime belle, come Biden, che dopo aver chiesto a Israele il brevetto dell’Iron dome, ha negato l’ultima fornitura di bombe antibunker.
A proposito di Iron dom, sta entrando in funzione la seconda generazione di difesa primaria ed Israele aarà il primo paese ad usare il raggio laser potenziato al posto dei missili intercettori. Questo è un altro pilastro della contestazione dei propal; pensate che ci rimproverano di difenderci troppo bene e per questo vorrebbero che l’italianissima impresa Leonardo (all’avanguardia nei sistemi di avvistamento) interrompesse la collaborazione con Israele in campo bellico.
La cosiddetta maggioranza silenziosa, che fa capo a Francesco, pensa che l’Italia sia un paese di brave persone (la famosa teoria degli italiani brava gente) che si possono permettere di giudicare gli altri dall’alto di questo trono, dimenticando che l’Italia ha fatto le leggi razziali (e la Germania no), che in Italia c’era il più alto numero di campi di concentramento dopo la Polonia e che in Italia esistevano due campi di sterminio (uno in Calabria ed uno nel Friuli).
Queste non sono divagazioni, ma riportano direttamente al problema iniziale e cioè che noi dobbiamo fare di tutto per portare avanti il discorso sulla vera sproporzione di questo conflitto: come può un paese ammettere il rilascio di seicento assassini in cambio di un solo cadavere..?
Il genocidio, inoltre, è esattamente il contrario e questo riporta all’accusa di deicidio che ci hanno affibbiato da duemila anni: D. è immortale, eppure è stato ucciso; viene in mente il verso di uno dei grandi poeti dialettali romani (purtroppo al momento non ricordo quale) che recita “visto ch’è sceso in tera pe’ mori’, quarchiduno lo doveva da ammazzà”.
Questo, con termine abusato, è un ossimoro tale e quale a quello che a Gaza è in atto un genocidio mentre la popolazione è aumentata, i detenuti in Israele sono stati rilasciati quasi tutti e a noi vengono restituiti cadaveri o morti viventi.


Dobbiamo cercare di far passare il principio che si sta cercando di riscrivere la storia, è questa la difficoltà, dovremmo essere tutti d’accordo sul fatto che gli unici “palestinesi veri” sono i Gazawi, discendenti diretti dei Filistei (ricordiamo, da falashtìn, predone), mentre i residenti in Cisgiordania sono stati battezzati “palestinesi” da Arafat nel 1973, cioè sono artificiali, come il virus del Covid.
Un’ultima cosa: ho letto che Israele viene anche accusato di distruggere la cultura palestinese, ebbene questa è un’altra accusa falsa come quella di deicidio o di quella nuova di zecca di genocidio: cultura palestinese…? Un altro dio inesistente…!

One thought on “Un morto per 600 assassini: genocidio o sproporzione?

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