di Giuseppe Crimaldi

Viene da chiedersi chi ci sia veramente dietro un libro attribuito al terrorista Yahya Sinwar. “Le spine e il garofano” (edito da Della Luce) è l’agiografia di chi confonde la lotta di libertà di un popolo con il massacro di innocenti, civili sgozzati, bambini e donne stuprati, neonati arsi vivi. Un tentativo tossico, ignobile di riabilitare la figura di un essere spregevole e spietato qual era il capo di Hamas.

Tralasciamo le polemiche seguite all’annunciata presentazione del libro nientemeno che all’Università La Sapienza, come sia andata a finire è cosa nota con il dietrofront in zona cesarini da parte del Rettorato. Quel che ci interessa è capire quale o quali e quante mani hanno concorso alla stesura di un libro che è un insulto alla verità storica e politica di ciò che è il movimento jihadista palestinese; ogni tentativo di ribaltare i fatti e di mostrare quasi una umanità nel tratto caratteriale e personale di Sinwar è un falso clamoroso.

E siccome immaginiamo che il numero uno dei tagliagole palestinesi nell’ultimo suo anno e mezzo di vita fosse quasi sicuramente più impegnato a fuggire come fanno i ratti nelle fogne a chi gli dava la caccia piuttosto che concentrarsi sulle pagine di un libro, la conclusione non può che essere una: questo libro è il prodotto della propaganda antiisraeliana e dell’odio antisionista che Hamas – e non solo Hamas – sa sfruttare a livello mondiale. Potete giurarci, sono tanti i ghost writers che hanno poi attribuito a Sinwar la stesura di un libro: e anche se sarà non facile smascherarli, più agevole sarà non leggere una sola riga di questo ennesimo vergognoso sconcio che tenta di riabilitare un volgare assassino.

E per capire di quale livore sia intriso quell’inchiostro ignobile basterà leggere la nota diffusa dalla casa editrice, all’indomani della revoca di presentare il volume alla Sapienza. Leggete e fatevi un’idea: “La censura sionista colpisce ancora: lasciateci continuare il genocidio in silenzio, lasciateci spianare, dopo Gaza, anche la Cisgiordania, siamo il popolo eletto, decidiamo delle sorti dei palestinesi e di ciò di cui si può e non si può discutere nelle università italiane e della resistenza palestinese non si può parlare. Le università italiane devono fare gemellaggi con quelle israeliane in progetti di ricerca implicati nel genocidio, non certo discutere sulle ragioni di chi si ostina ad opporsi alla colonizzazione sionista”.

2 thoughts on “Chi si nasconde dietro il libro di Sinwar?

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