Risposta a un magistrato che vuole isolare Israele

di Marco Del Monte

Ieri mattina, tra le tante notizie spicciole e le solite litanìe sulle atrocità commesse da Israele in cinquecento giorni di guerra, spiccava la lettera aperta di un magistrato ad una rivista online sull’opportunità di privare Israele praticamente di tutto, allo scopo di limitarne le capacità offensive.
Ho risposto, alla maniera ebraica, con una serie di domande allo scopo di stanare il proponente e cioè, in sintesi, chiedendogli se sta chiedendo a Israele di firmare una cambiale in bianco sui prossimi cinque anni, che, stanti le ultime tragiche notizie di stamattina (nuovo attentato a Haifa) sembrano gà scaduti, anzi, mai iniziati.
Senza dilungarmi, visto che questo articolo fa parte degli articoli giornalieri che si occupano di storia ed attualità, dico soltanto che il proponente oltrepassa tutte le linee fin qui tracciate sulla pazienza di Israele, rivolgendo la ciceroniana domanda proprio ad Israele, naturalmente e per traslato, contestandogli a priori di esistere.


Mi viene in mente la caparbia lotta del Cristianesimo a chi pratica l’aborto, che viene incolpato di omicidio a prescindere. Per la verità anche la Toràh quando parla di Onàn, figlio di Jeudà, dice che D. lo aveva in uggia perché disperdeva il suo seme in terra.
Questi praticanti vengono accusati quasi di omicidio preventivo, esattamente come si sta incolpando Israele di genocidio preventivo. Ormai Israele sta nell’occhio del ciclone per questo motivo, ma tutti sappiamo bene che è un’accusa destituita di qualunque fondamento, anzi un vero e proprio ossimoro, come l’accusa di deicidio.
Abbiamo più volte parlato di questo fatto che metterebbe in discussione la formazione di uno stato palestinese, ignorando d’altro canto che al termine di ogni guerra vinta, contrariamente a quello che fanno tutti (Russia-Ucraina docet), invece di acquisire terre, Israele le cede. Fantastica, per esempio, l’offerta di Olmert che cedeva pure pezzi di Negev (che tra l’altro nessuno voleva).
Piccola parentesi: il Neghev è un deserto e Israele ha fatto fiorire anche le zone più aride, cosa che un popolo indolente e abituato ad essere sfamato gratis et amore dèi, naturalmente ha rifiutato.
Ma torniamo al problema principale. Il magistrato, in definitiva, sposa e amplifica il problema dello stato palestinese (come gran parte della maggioranza silenziosa, dei movimenti studenteschi, dei propal e compagnia cantando), ma non si pone minimamente il problema di quali siano i confini dello stato palestinese, ma soprattutto con chi si deve trattare.

(Il deserto del Negev fatto rifiorire dagli israeliani)
Personalmente vedo che stanno tutti girando attorno a questo problema che è diventato il PROBLEMA. Nel 1948 furono i paesi arabi a decidere la mala sorte dei palestinesi (che, ripeto a costo di diventare noioso, fino al 1973, non erano mai stati neanche nominati) ed ora, come nel gioco dell’oca siamo tornati lì: ci rendiamo conto…?
Sentiamo parlare di delegazioni trattanti composte da Egitto, Qatar, Arabia Saudita, Turchia, Iran… ma il rappresentante dei fantomatici palestinesi dov’è…?
A Gaza, a detta dei più “grandi storici moderni” come Di Battista, c’era una prigione a cielo aperto ed ora è un cimitero a cielo aperto; evidentemente tutto ciò che c’era in realtà è frutto dell’Intelligenza Artificiale, perché anche le foto satellitari mostravano grattacieli a Gaza City, lussuosi resorts sul mare, ben sedici Università, venti ospedali, “sette milioni di scuole elementari”, settecento km di tunnel ed altre amenità.
Ora a detta del grande aspirante premio Nobel per la storia e la geografia appena citato, c’è solo morte e distruzione: peccato che le tv arabe e italiane facciano vedere sempre solo una zona limitata e non il contesto…! Ricordiamo che alla prima consegna di ostaggi si vedeva una folla immensa e che un drone vagante demolì facendo vedere che quella era soltanto una prima fila..!

(Alessandro Di Battista)

Ancora una cosa, l’ufficiale di Hamas intervistato ieri mattina ha parlato pure di numerose Lamborghini, Porsche, Ferrari, BMW: forse erano macchine per fare il pane…?
Seguendo queste assurde teorie, Israele dovrebbe essere smilitarizzato e lasciato alla mercé di uno stato fantasma, firmando la “cambiale in bianco” che sottende il suo annientamento. Con abusata boutade americana: i tacchini dovrebbero brindare alla notte di Natale, naturalmente dopo essere stati arrostiti…! Ci si fa belli con le disgrazie altrui e, in questo, gli Arabi sono fantastici.
Chiudo col ricordare un cult della materia: l’immenso film “Lawrence d’Arabia”; quando il famoso sir conquista Damasco, il califfo trova che tutte le risorse idriche ed elettriche sono fuori uso; però non ci sono maestranze arabe; propone quindi al generale inglese la seguente formula: tutte le centrali saranno gestite dagli inglesi, ma la bandiera sarà araba.
L’Occidente non sta aspettando altro che suicidarsi…! altro che suicidio di Israele, cara Foa…!!!

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