Scricchiola il trono del sultano. Dopo l’arresto del sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, le strade della capitale vengono inondate da migliaia di persone, attivisti del maggior partito di opposizione in Turchia, il Chp, ma anche tanta gente comune e soprattutto giovani che protestano contro la deriva autoritaria di Recep Tayyip Erdogan. Il dissenso? Come in molte altre parti del mondo si combatte utilizzando come una clava la magistratura.

Succede che quando si tirare troppo la corda, quella alla fine si spezza. Dov’è finita la laicità della Turchia? Quanta ipocrisia nel continuare ad esibire in tutti gli uffici pubblici e istituzionali l’immagine di Ataturk. Ma torniamo alle ultime ore. A Istanbul la protesta ha coinvolto gli studenti di sette diversi atenei e, come riferiscono vari media turchi, nel quartiere di Besiktas si sono verificati lievi scontri tra le forze dell’ordine e i manifestanti. Anche ad Ankara e Smirne, le altre due più grandi città della Turchia, gli studenti hanno protestato con marce, chiedendo le dimissioni del governo e definendo Erdogan come un «dittatore».

È come sempre subdola e raffinata la strategica di politica estera messa in campo da Recep Tayyp Erdogan al ripresentarsi di ogni crisi globale. La guerra mediorientale rappresenta un viatico utile per provare a guadagnare la leadership della galassia islamica.

Nonostante appaia illogico e paradossale, egli necessita della devastazione della teocrazia iraniana e della sua forza militare per raggiungere lo scopo, più che di una sconfitta israeliana.

Di religione prevalentemente sunnita, la Turchia coopera anche con i paesi sciiti, nel pieno rispetto del mercantilismo ottomano che Erdogan ha riattualizzato, rendendolo fulcro della propria diplomazia. Tratta e si accorda su ogni dossier strategico tanto con gli alleati, piuttosto che con i nemici. Dinanzi all’affare non esiste inimicizia, nella convinzione che l’utilità di un accordo sia superiore pure all’astio o alla competizione con un rivale.

La Turchia intrattiene relazioni commerciali e diplomatiche con Teheran. Con l’Iran intrattiene relazioni commerciali e diplomatiche, tuttavia è conscia che ciò rappresenti un ostacolo alla sua ambizione.

Noi non possiamo dimenticare due punti: il massacro dei curdi, perpetrato da Ankara nel silenzio generale dell’Onu e di tante Ong, come pure le ondate di arresti ai danni dei giornalisti che non erano in sintonia con la linea del governo; e poi la posizione di intransigente antisionismo di Erdogan. “La comunità internazionale non deve permettere violazioni della tregua da parte di Israele – ha incalzato di recente – Gloria e lode alla volontà di resistenza dei fratelli e sorelle palestinesi nonostante un anno e mezzo di genocidio e massacri: Israele “non è riuscito a spezzarla”.

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