di Marco Del Monte
Qualcosa si muove sullo scenario internazionale dove si sta delineando una importante frattura nel mondo islamico. Abbiamo esaminato lo scenario determinato dalla fatwa contro Israele e gli Ebrei in genere, emanata dal Consiglio degli Ulema in Qatar nel 2010, che sarebbe alla base dei piani elaborati da Hamas ed attuati il 7 ottobre 2023, ben tredici anni dopo.
Nell’approfondire la questione e alla luce delle ultime notizie sembrerebbe che il 31 marzo 2025, l’Unione Internazionale degli Studiosi Musulmani (IUMS) finanziata dal Qatar dove ha pure la sede, di concerto con un braccio del governo qatariota adibito specificatamente alla diffusione dell’ideologia terroristica islamica estremista anti-Occidente, ha emesso una nuova fatwa che invita tutti i musulmani e tutti i paesi islamici a condurre il jihad contro Israele, e presenta questo come un dovere che incombe su ogni musulmano.
In risposta a tale fatwa, il 7 aprile 2025, Dar Al-Ifta, l’organo ufficiale egiziano che ha il potere di emettere a sua volta una fatwa, ha pubblicato una dichiarazione in cui attaccava duramente la fatwa dell’IUMS e la dichiarava contraria alla legge della shari’a.
“Nessun elemento o organizzazione” – si legge nella dichiarazione – “ha il diritto di emettere sentenze religiose su una questione delicata come il jihad in modo da contraddire la legge islamica della shari’a e mettere in pericolo la stabilità dei paesi e delle società musulmane”. Ha altresì affermato che “Un appello a condurre il jihad, senza tenere conto delle capacità della ummah [nazione islamica] e della sua attuale situazione politica, militare ed economica, è un appello irresponsabile. che contraddice i principi della Shari’a”. (Egypt’s Fatwa Body Slams IUMS Call For Jihad Against Israel | MEMRI).
Dalla rassegna di libero mail del 14 aprile si legge, poi, che il governo legittimo dello Yemen ha preso la decisione di riconquistare la capitale Sanàa, ora in mano ai ribelli Houty, con un primo contingente di 80.000 unità dell’esercito; l’idea è quella di riconquistare anche i porti che si affacciano sul Mar Rosso.
In questo l’Arabia Saudita si è dichiarata d’accordo e pronta a finanziare e supportare il governo legittimo dello Yemen.
Riguardo alla nuova posizione dell’Arabia Saudita si apprende poi che “Fonti saudite riferiscono che la leadership non considera più la creazione di uno Stato palestinese una condizione necessaria per la cooperazione regionale con Israele” e che “Il cambiamento di rotta riflette la volontà di Riad di posizionarsi come hub tecnologico e logistico tra Asia, Europa e Israele.” (Fonte: BBC, 8 aprile 2025).
Onestamente, in mezzo a tante pessime notizie di questi due anni di guerra, sembra che si apra qualche scenario positivo.
Innanzi tutto la “fatwa” principale di cui si è parlato è frutto dei gruppi sciiti che fanno capo all’Iran, cui Hamas si è aggiunto, mentre gli oppositori di tale linea sono sunniti, waabiti ed altri, sicché si evidenzia una consistente crepa nel mondo islamico, di cui Israele e gli USA dovrebbero approfittare.
Le notizie fornite dall’ANSA il 13 aprile scorso, inoltre, dicono che un responsabile dell’ospedale “Nasser” di Khan Younis ha affermato che Hamas utilizza regolarmente l’ospedale per lanciare attacchi ad Israele ed il direttore del reparto infermieristico, Muhammad Sakr, nel confermare quanto sopra, ha dichiarato di aver subito gravi minacce da membri della jihad islamica.
Questo pone in evidenza che a Gaza cominciano a non sopportare più il giogo imposto da Hamas, anche se, come abbiamo visto, quest’ultimo sta attuando una violenta repressione. Questo è indice di debolezza e paura; la speranza di tutti è che si consolidi il fronte anti-Iran (e sodali) in modo da poter nuovamente e a cuor leggero cantare di nuovo con gioia l’Ha-Tikva, speranza appunto.
