di Giuseppe Crimaldi
Professore, le Università italiane, oggi, sono un territorio di battaglia ideologica anti-israeliana, e non più luoghi del sapere e della conoscenza. Irruzioni nei Senati Accademici, blocchi, occupazioni, aggressioni ai rettori. A comandare sono i “collettivi studenteschi” e giovani fortemente schierati politicizzati che peraltro ignorano la storia. La preoccupa questa situazione, che peraltro non è affatto soltanto italiana?
“E’ in atto un processo degenerativo. Le Università italiane assomigliano oggi molto più a un dopolavoro studentesco, a circoli politici spudoratamente schierati sulla trincea dell’antisionismo, che poi è spesso e volentieri antisemitismo. Tutto avviene in nome di una presunta “libertà di dibattito” che tale non è: penso a quello che è accaduto all’Ateneo Statale di Milano, dove il “dibattito” è stato affidato ad un incontro al quale in cattedra sono saliti due relatori come Moni Ovadia e Francesca Albanese. Dov’era l’interlocuzione, il confronto con due soggetti simili?
(Sergio Della Pergola)
Torniamo a Israele. Qual è il futuro politico di Netanyahu e del suo governo? Servirebbero nuove elezioni politiche?
“Penso siano essenziali, ma è molto difficile organizzarle in mezzo a una situazione di guerra. Netanyahu deve andarsene quanto prima”.
Di recente un sondaggio curato dal Palestinian Center for policy and survey research’ del professor Khalil Shikaki – palestinese di Ramallah – ha evidenziato che Hamas gode ancora purtroppo di grande sostegno da parte della popolazione palestinese: e, ancor più che degli abitanti della Striscia di Gaza, da parte dei plaestinesi della West Bank. E’ attendibile questo sondaggio?
“Resto scettico all’idea che tra i palestinesi sia in atto uno scollamento da Hamas. C’è qualche debole segnale, è vero, soprattutto a Gaza, tra la gente stremata da mesi di guerra: ma credo sia molto difficile rispondere – almeno in questo momento – alla domanda. Il sondaggio di Shikaki ha sicuramente una base attendibile laddove dice che nella Striscia il 52% vuole ancora Hamas, mentre in Cisgiordania la percentuale sale al 62. Questo significa purtroppo che Hamas non è stata affatto sconfitta”.
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